Notizia riportata oggi dal sito Music Business Worldwide, che si occupa appunto di news riguardanti il mercato economico e finanziario legato alla musica. Spinnin’ era da un po’ nel mirino della major, nei mesi passati si erano inseguite voci di corteggiamenti da parte di Sony e di Believe (etichetta che sta investendo in modo massiccio su acquisizioni e artisti). Invece l’ha spuntata Warner Music Group, offrendo una cifra che – pare – supera i 100 milioni di dollari.

Spinnin’ Records è stata fondata nel 1999 in Olanda, a Hilversum (dove ha tutt’ora sede) da Eelko van Kooten e Roger de Graaf. Negli anni ha accresciuto fama e volume d’affari, diventando di fatto una delle etichette leader del mercato dance, soprattutto negli ultimi cinque-sei anni, grazie a scelte strategiche molto azzeccate: in primis quella di puntare molto sull’EDM, genere che ha nettamente sfondato le barriere del mercato per dj e clubber, varcando i confini del pop e della musica mainstream. Altra mossa che ha dato alla label ampio margine economico e di crescita è stata quella di muoversi come un’azienda in cui il settore di ricerca e sviluppo ricopre una voce importante. Spinnin’ ha da sempre un forte reparto di A&R, e a ciò si deve aggiungere una vera e propria scuola di produzione, dove gli artisti, ancora giovanissimi, ricevono nozioni non soltanto sugli aspetti prettamente tecnici della scrittura e della produzione, ma anche su quelli relativi alla comunicazione, all’immagine, e alle attività extra-musicali ormai imprescindibili per un entertainer. Più che un’etichetta, dunque, Spinnin’ in questi anni è stata un vero mondo, capace di reggersi in quasi completa autonomia su tutta la filiera, considerando anche i forti legami con alcune agenzie di management e booking molto forti, e la capacità di immettere a getto continuo nuove proposte sul mercato, con qualche colpaccio, un esempio su tutti Martin Garrix, enfant prodige che ha poi mollato l’etichetta nel 2015 preparandosi a un salto verso il definitivo stardom globale. Ma le cose cambiano. Spinnin’ è un mondo perfetto ma c’è una crepa in ogni cosa, per citare Leonard Cohen. E mentre l’EDM si trasforma in pop, la dance prende altre strade. E per Spinnin’ inizia una fase, quella attuale, in cui sembra contare più la quantità della qualità. Forti di una brand identity pazzesca, gli olandesi pubblicano con grande frequenza, abbassando la qualità media delle release in favore di un approccio che copre più generi, dalla deephouse alla progressive house, cercando di restare presente su tutti i fronti della dance più mainstream.
Negli stessi anni in cui Spinnin’ dominava il mercato, e in cui si costruiva una reputazione fortissima, la dance diventava pop. Se questo fenomeno prima aveva il suono della cassa in quattro e dei synth potenti dell’EDM, dal 2013 le cose hanno iniziato a girare in modo diverso: ‘Get Lucky’ dei Daft Punk, ‘Lean On’ di Major Lazer e DJ Snake, le hit di Calvin Harris o le ultime uscite di personaggi come Skrillex o David Guetta hanno traghettato la dance verso altri bpm, altri suoni, altri generi. E Spinnin’ si è trovata in qualche modo a rincorrere. Con un grande patrimonio musicale, un grande catalogo, una grande rendita finanziaria, ma con una bussola un po’ impazzita. A questo punto, visto che la dance da nicchia è diventata un settore molto prospero e “goloso”, la fame delle major è diventata grande appetito. Perchè con Spinnin’ nel proprio catalogo non si ha soltanto una miniera d’oro, ma una palestra di giovani e promettenti talenti che possono poi evolversi e declinare le proprie abilità su altri generi e altre esigenze. E in questo gioco al rialzo, alla fine l’ha spuntata Warner. Vi sembro cinico? Sto solo ragionando in termini di music business, puro e semplice. Se gli artisti, e quindi i dj, i musicisti, i producer, fanno arte, i dirigenti e i discografici fanno affari, e in questa definizione è compresa l’abilità di costruire strategie vincenti. Cosa significa? Significa che se un bravo manager sa indirizzare al meglio le cose, gli artisti non devono preoccuparsi di questi aspetti ma possono lavorare serenamente seguendo le propria ispirazione.
Dunque, allo stato attuale delle cose, l’acquisizione di Spinnin’ da parte di Warner Music Group fotografa benissimo l’attuale momento d’oro della musica da club, che è ormai stabilmente considerata come uno dei settori di maggior successo dell’intera industria. D’altro canto, il futuro, dopo anni di successi e di popolarità, è una grande incognita. Il discorso qui potrebbe aprirsi sul mercato discografico, sulla fruizione e sulla ditribuzione della muica e relativi guadagni e dividendi. Ma questa è un’altra storia. Quella che possiamo raccontare oggi è che un’etichetta discografica esemplare è riuscita a imporre il proprio marchio per anni al suo mercato di riferimento e poi arrivare a un valore di 100 milioni di dollari. Che non è niente male per un’indipendente di settore.
07.09.2017