• MARTEDì 03 OTTOBRE 2023
Interviste

“Vogliamo creare un villaggio, una città, un posto vivo”. A luglio torna Woodoo Fest

Cosmo, Jungle, Toy Tonics e molti altri: Woodoo Fest torna a Cassano Magnago dal 20 al 23 luglio con tanta musica da club e non solo. Ce lo siamo fatto raccontare dal direttore artistico

Foto: Woodooo crew

Dal 20 al 23 luglio torna Woodoo Fest, un evento che ormai da quasi un decennio è fisso sulla mappa dei festival italiani e che ha saputo ritagliarsi un suo spazio, sia a livello artistico, con cartelloni sempre in trasformazione e quindi mai troppo prevedibili, sia per la peculiare posizione geografica, nell’area a nord di Milano in provinica di Varese, una zona che non siamo soliti associare all’estate ma che in realtà è ricca di zone verdi e vicina a laghi e montagne, offrendo dunque anche l’opportunità di una vacanza in piena regola a pochi km dai concerti e dai dj set che la sera animano i palchi di Woodoo a Cassano Magnago, che nell’edizione 2023 vede protagonisti i dj set di Cosmo, dei Jungle, il team di Toy Tonics, Adiel, la crew di This Is Not e molti altri nomi perlopiù del panorama elettronico internazionale, ma anche live come quelli di Lucio Corsi, Whitemary, Planet Opal, Tamburi Neri. E poi aree food, relax, camping e tutto ciò che un festival “immersivo” può regalare al suo pubblico.

Quest’anno DJ MAG Italia è media partner di Woodoo Fest e per conoscere a fondo la storia del festival, le sue origini, la sua evoluzione e questa svolta verso il mondo della musica da club, abbiamo intervistato Matia Campanoni, direttore artistico di Woodoo.

Foto: Woodooo crew

Come e quando nasce Woodoo?
Woodoo Fest nasce da un gruppo di persone, di amici: producevamo serate di concerti e di clubbing nel milanese, anzi nella provincia tra Milano e Varese, in club come Land of Freedom, Circolone a Legnano, e ci venivano abbastanza bene per cui a un certo punto ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che volevamo confortarci con una nuova sfida, quella di un festival. Così iniziamo con Woodoo.

Di che anni parliamo?
La prima edizione è del 2014, molto piccola, dal 2015 passiamo nell’area che ancora ci ospita, 1600 mq di area contornata di bosco a Cassano Magnago, in provincia di Varese, un bosco che nel tempo è diventato il camping dl festival.

Se dovessi descrivermi il festival attraverso i suoi momenti più importanti, significativi, quelli “for the books” come si dice… quali sarebbero nel corso del tempo?
Secondo anno, 2015, ci è esplosa in mano la situazione, tra eventi burrascosi con un impianto saltato per un fulmine, un sold out gigante al sabato con Brusco, altri tempi, puoi capire… dal 2016 abbiamo fatto uno switch cercando di fare un festival “vero”, due palchi, una line up più strutturata, sei band da tutta Italia, Calcutta, Tre Allegri Ragazzi Morti, Asian Dub Foundation, un lavoro di produzione e di “pre” molto importante. L’ abbiamo detto “ok, stiamo imparando a fare una cosa che piace, cerchiamo di crescere”. Forse quelli sono i due momenti che ad oggi rappresentanti uno spartiacque tra il tentativo di fare un festival e la sensazione di esserci riusciti, con il cambio di personaggi, il biglietto a pagamento, i rischi ma anche la maggiore consapevolezze del nostro lavoro.

I nomi che mi hai fatto sono molto indie, ed è un po’ il territorio con cui tanti hanno identificato Woodoo nel corso degli anni. Questa edizione invece è sorprendentemente virata sulla musica elettronica, da club, sui dj. Mi spieghi la decisione di spostarsi sull’elettronica?
In realtà è stata una scelta collettiva, siamo un’associazione con tante persone che hanno voce in capitolo, poi c’è una direzione artistica che compie alcune scelte, ma è il gruppo che sceglie tutto, ragioniamo in termini molto inclusivi e collettivi. La scelta di andare sull’elettronica: è successo che il festival è lo specchio di ciò che questo gruppo di persone ascolta o delle intuizioni che avevamo e abbiamo, delle sensazioni condivise su ciò che avrebbe potuto emergere e funzionare, diciamo che abbiamo scelto di scommettere su una direzione che stiamo frequentando molto di più, sia negli ambienti sia nei suoni dell’elettronica. Poi sì, abbiamo headliner di giornata che possono essere un dj set, tipo Cosmo, ma anche e soprattutto dei live. E poi sinceramente, certe dinamiche del mondo indie non le capiamo più, a livello di costi, di posizionamenti. La conseguenza è che l’ago della bilancia pende dal lato del clubbing.

Foto: Woodooo crew

Quali sono i vostri festival di riferimento, come organizzatori? Soprattutto all’inizio, ci sono dei modelli che vi hanno ispirato nella vostra visione?
Io sono quello che ha fatto più esperienze di festival, anche all’estero. Sono stato in parecchi eventi, e due volte a Glastonbury, e credo sia stato quello che mi ha fatto scattare la molla per organizzare una festival, perché è un’esperienza troppo potente. Non ci possiamo nemmeno paragonare, ovviamente, ma pensare di organizzare un festival che per 20 ore al giorno è vivo, con allestimenti, expo, aree relax attive, camping, musica, è un villaggio a se stante, ci fa sentire molto vicini a quel tipo di esperienza. Portare in un’altra dimensione chi ci viene, perchè è un flusso, non è un tipo di festival dove entri, vedi un main show con degli artisti di contorno e poi te ne vai finito quello. Al contrario, Woodoo è un mondo, è immergersi in una bolla totalizzante in cui ci sono cose da fare per tutto il giorno e tutta la notte, e questo porta inevitabilmente a vivere il festival in modo differente e direi totalizzante.

Mi raconti il rapporto di Woodood con Cassano Magnago, cioè con il territorio cielo ospita?
Sicuramente è un rapporto molto importante, abbiamo qui la nostra società che si occupa di produzione eventi, street food e altro. Il varesotto, l’alto milanese, è una città, perché è una provincia ma è così densamente popolata da diventare una sorta di città, perché poi è molto legato tutto il territorio e a livello di percezione le persone la vivono come una città. Poi c’è anche chi viene da lontano, e infatti abbiamo le navette da Busto Ariszio, i treni da Milano, qualcuno viene in aereo dall’estero o da altre regioni italiane, addirittura. Abbiamo la volontà di allargarci, naturalmente, ma a modo e con i tempi nostri. Non siamo un festival “commerciale”, siamo piuttosto di nicchia, di qualità, però vogliamo naturalmente crescere, non possiamo contare solo su un pubblico del territorio perché per statistica faremmo fatica e perché ci chiuderemmo a riccio diventando auto-referenziali.

Quei sono gli sviluppi futuri?
Più palchi, aree più grandi, capire come muoverci e strutturarci per offrire un’esperienza sempre più ampia e di qualità a chi viene al nostro festival.

Tutte le info sul sito di Woodoo Fest.

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Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.

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