• SABATO 23 SETTEMBRE 2023
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Worldwide Awards 2019: Gilles Peterson ci porta nel futuro

A cavallo tra festival e cerimonia di premiazione, i Worldwide Awards di Gilles Peterson sono un appuntamento imprescindibile per ogni appassionato di black music e derivati. Nella splendida cornice londinese del Koko ogni anno infatti va in scena la premiazione degli artisti e dei lavori che più si sono distinti nella stagione precedente. Il voto, salvo alcuni award prettamente tecnici, è affidato alle scelte che Gilles ed il team di Worldwide FM selezionano e offrono al pubblico. Le esibizioni invece mostrano coloro che inevitabilmente saranno destinati a guadagnare i più importanti palcoscenici nel corso dei mesi successivi. Già vi abbiamo parlato di come artisti del calibro di Flying Lotus, Anderson.Paak e James Blake siano stati tra i primi a sperimentare questa tradizione. Lo scorso anno invece è stata la volta di IAMDDB, Khruangbin e Nubya Garcia, che a poche settimane dalla loro performance, si sono visti proiettati ai piani alti delle “gerarchie” nei loro rispettivi ambiti. Proprio per questo motivo ogni anno la scarsa presenza di addetti ai lavori italiani fa storcere leggermente il naso, soprattutto in un periodo storico dove chiunque vuole salire sul carro dei vincitori della black music, ma forse per lo stesso motivo i Worldwide Awards conservano un fascino inedito.

 

On Stage
Come da tradizione più di quindici artisti si sono alternati sul palco tra live e dj set offrendo una varietà stilistica invidiabile. Mattatori sul palco i KOKOROKO, collettivo afrobeat che con ‘Abusey Junction’ ha scatenato attorno a sé un notevole buzz e che nei prossimi mesi vedremo prevedibilmente in molti dei festival e club più importanti in circolazione. Stesso destino appare inevitabile per i Children Of Zeus, che con la loro miscela di soul e R’n’B finalmente conscious hanno conquistato il favore di un pubblico sempre più grande. Loro in prospettiva gli artisti che potrebbero davvero raggiungere la fama degli headliner citati in precedenza. Notevole impatto anche per la Dur Dur Band International che scalda il pubblico a dovere prima di entrare nel vivo dell’evento. Deludente invece la performance di Slowthai, apprezzato dai giovanissimi, ma francamente privo di qualcosa di nuovo o interessante da comunicare sul palco tra un ‘put your hands up’ e un ‘fuckin’ amazing’. Poco da scoprire anche per gli Atmosfear che ritardano semplicemente il potenziale ed interessante dj set back to back tra Gilles Peterson e Lefto. Ed è proprio in consolle che si distinguono Ig Culture, con il miglior set della serata, oltre alla carismatica HAAi, che osa senza svilire la responsabilità di gestire la consolle in una serata come questa. Menzione d’onore per i nostri Nu Guinea, con un set sacrificato in termini di tempo, ma che riscuote ugualmente l’apprezzamento del pubblico inglese. Ma veniamo alla portata principale dell’evento, gli awards, che come ogni anno sono stati assegnati nella parte centrale della serata.

Track of the Year:
KOKOROKO ‘Abusey Junction’
Come detto in precedenza i KOKOROKO saranno uno dei nomi più chiacchierati dei prossimi mesi, in Italia, mentre all’estero il pubblico sembra aver già colto il potenziale di questo collettivo. La loro una vittoria importante per uno degli award più pesanti della serata. Certo, vedere in seconda posizione “This Is America” di Childish Gambino ci ha fatto leggermente storcere il naso. L’impatto di questo lavoro non solo in ambito musicale però non è paragonabile a quasi nessuno dei lavori usciti nel 2018 e forse avrebbe semplicemente necessitato di non essere incluso nella lista, giocando palesemente un campionato a parte. Merito comunque ai KOKOROKO che rappresentano uno dei gruppi più solidi in circolazione.

 

Album of the Year:
Khruangbin ‘Con Todo El Mundo’
Anche loro menzionati sopra per la loro partecipazione live agli award dello scorso anno, tornano per togliersi la soddisfazione di vincere il premio come miglior album dell’anno. La capacità di essere trasversali tra indie, suggestioni tarantiniane e UK Jazz frutta loro un premio inatteso ma meritato e la semplicità con cui accolgono questo risultato è disarmante. Complimenti al trio texano!

 

Jazz Album of the Year:
Kamasi Washington ‘Heaven and Earth’
Forse la più cocente delusione della serata, frutto di un hype esagerato attorno alla figura sciamanica di Kamasi. Chiariamoci, non stiamo parlando di un musicista di basso profilo, tutt’altro, ma se siamo intellettualmente onesti dobbiamo riconoscere che “The Epic” è stato un lavoro nettamente superiore ad “Heaven and Earth”, album più povero di contenuti e di narrativa, spacciato per capolavoro da chi purtroppo si è fatto disorientare dal credito di stima che Washington ha accumulato negli ultimi anni.

 

Label of the Year:
First Word Records
Dal 2003 ad oggi questa label ha scovato talenti di enorme potenziale ponendo il soul alla base di molte delle scelte artistiche intraprese. Non solo i già menzionati Children Of Zeus ma anche la voce cristallina di Yazmin Lacey, il beatmaker Tall Black Guy e Kaidi Tatham hanno fatto di First Word Records una delle etichette da seguire con grande attenzione.

 

Lifetime Achievement Award:
Ig Culture
Un award che parla per un’intera carriera e la soddisfazione di regalare il miglior dj set della serata per Ig Culture. Mezz’ora secca per spaziare attraverso 20 anni di black music senza lesinare contaminazioni anche molto distanti geograficamente, come quella di Jazztronik in ‘Samurai’.

 

Breakthrough Act:
slowthai
La sua performance non ci ha convinto così come i suoi lavori in studio. Poco da dire su un award che avrebbe potuto lanciare artisti più ricchi di contenuti ma come si dice in certi casi ‘vox populi, vox dei’. Il tempo ci dirà se sbagliavamo o meno sul rapper di Northhampton.

 

John Peel Play More Jazz Award:
Ben LaMar Gay
Difficile inquadrare in poche parole Ben Lamar Gay, artista che spazia dal jazz più convenzionale alle derive asimmetriche di ‘Muhal’. Grande merito, che avrà indubbiamente influito su questa vittoria, sta nell’aver ricordato l’importante eredità brazilian che ha plasmato la black music odierna, non solo nelle collaborazioni con Edinho Gerber ma anche nell’approccio ritmico e armonico dei propri lavori.

 

Session of the Year:
Jazz Special at Maida Vale with Joe Armon-Jones, Fatima, Nubya Garcia Hak Baker & Ishmael Ensemble
Prendi talenti indiscutibili come Joe Armon-Jones, Fatima e Nubya Garcia. Mettili a loro agio in una situazione dove possano fare quello che i jazzisti amano fare ed il gioco è fatto. Certo, per Armon-Jones avremmo sperato in un maggior riconoscimento grazie anche all’ottimo album ‘Starting Today’, ma se questa è una consolazione per lui sicuramente non è magra.

 

Nel complesso un’edizione come sempre interessante dei Worldwide Awards, con un livello artistico leggermente inferiore a quello dello scorso anno, ma con picchi importanti e momenti che ricorderemo a lungo. Non resta dunque che darci appuntamento al prossimo anno per fare il punto della situazione e vedere se questi artisti hanno rispettato le fin qui ottime premesse.

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