• DOMENICA 28 MAGGIO 2023
Interviste

Younuts!: “l’arte deve essere libera di disturbare!”

La rubrica di DJ Mag Italia dedicata ai migliori videomaker italiani prosegue con il duo romano Younuts!, il cui ultimo lavoro è stato il videoclip di 'LA CANZONE NOSTRA' di Mace ft. Blanco e Salmo, tra le hit del momento

Niccolò Celaia e Antonio Usbergo, in arte Younuts!, sono i videomaker preferiti dei tuoi artisti preferiti. E quindi, probabilmente, anche i tuoi. Insieme da dieci anni, hanno realizzato i video musicali di nomi che tra i tanti includono Jovanotti, Achille Lauro, Marracash, Salmo e Nitro, oltre al loro primo film per Netflix ‘Sotto il Sole di Riccione’. La nostra piccola rubrica dedicata ai migliori videomaker della scena, iniziata con la conversazione con Pepsy Romanoff, prosegue con il duo romano, fresco dell’uscita del videoclip di ‘LA CANZONE NOSTRA’ di Mace ft. Blanco e Salmo, primo singolo estratto dell’album ‘OBE’ del produttore milanese in uscita questo venerdì e già oltre il traguardo delle tre milioni di views su Youtube. Occasione perfetta per fare due chiacchiere. 

 

Nel videoclip di ‘LA CANZONE NOSTRA’ (Mace ft. Blanco e Salmo) ho colto qualche citazione importante, ad esempio quella di ‘Firestarter’ dei Prodigy.
Confermiamo, anche se la reference di base è stata il video di ‘I’m So Crazy’ di Par-T-one e INXS, suggerito da Salmo; per il resto ci abbiamo messo tutto noi lasciandoci ispirare da ciò che richiamava direttamente il pezzo. Ad esempio l’uso della pioggia o dello slow motion, che tra l’altro richiede una telecamera speciale. 

Le reference solitamente arrivano da voi o dagli artisti con cui collaborate?
Dipende dal progetto, capita che gli artisti arrivino con un’idea già in mente e altre volte invece abbiamo carta bianca. A noi piace partire da un dettaglio che ci ispiri. Può essere un video ma anche un’immagine astratta, una fotografia, cose così. Lo stile dell’artista molto spesso aiuta a trovare l’ispirazione perfetta. Dove possiamo cerchiamo sempre di metterci del “nostro”. 

Quanto è difficile trovare una propria firma stilistica e mantenerla anche quando si lavora ad alti livelli? 
Noi quando possiamo cerchiamo sempre di metterci del nostro, ma l’importante è non uscire troppo dal tracciato. Il regista bravo è quello che sa adattarsi senza problemi all’artista con cui lavora. Molte volte ci dicono “ho capito subito che fosse un vostro video” ed è una bella cosa, soprattutto quando succede nei progetti in cui abbiamo avuto meno autonomia. Noi abbiamo portato avanti una visione chiara del nostro stile fin dal giorno uno, poi ovviamente più lavori e più affini la tecnica e le cose ti riescono meglio, ma il tuo stile te lo porterai sempre dietro a qualsiasi livello ti troverai. Penso che valga così in ogni ambito artistico, comunque. Guarda i film di Wes Anderson, ad esempio: negli anni si è evoluto ma fin dal primo film riconosci tutti i suoi connotati. Uno dei primissimi video che abbiamo fatto insieme è stato ‘Rob Zombie’ (Salmo & Nitro), in cui si distingue uno stile crudo che ci siamo portati dietro per sempre. 


  
Avete imparato tutto da soli?
Quasi tutto, sì. Smanettando, guardando gli altri, rubando idee con gli occhi. Un po’ di studio teorico però va fatto sempre…

Oggi qual è l’aspetto del vostro lavoro più facile da imparare rispetto a quando avete iniziato voi?
Basti pensare a quanto sia facile trovare tantissima teoria online ma anche al livello di tecnologia che hanno raggiunto le telecamere rispetto a quando abbiamo iniziato noi. Oggi si ottengono riprese di alta qualità con una spesa molto minore e così gli “amatoriali” hanno la possibilità di “bruciare le tappe” più velocemente. Noi siamo stati fortunati perchè abbiamo iniziato a cavallo del passaggio alla fase digitale in cui troviamo tutt’ora. Se sei bravo adesso puoi realizzare un prodotto figo anche con uno smartphone. Il web è un palcoscenico che anni fa, quando in questo ambito spiccava solo chi arrivava dal cinema, te lo saresti sognato.

È anche cambiata la concezione stessa del video musicale. Penso a quanto rivoluzionario sia stato il passaggio da MTV a YouTube, e forse ancora di più da YouTube a Instagram. 
Quando eravamo piccoli noi usciva molta meno musica, oggi puoi guardare i videoclip quando vuoi e dove vuoi, questo comporta che la rilevanza di un videoclip vari un po’. Ci sono anni in cui i video musicali sono la cosa più figa del mondo, altri in cui si fa fatica a fare numeri grossi. Noi non facciamo molto caso al numero delle views, anche perchè in larga parte dipendono ancora da chi sia l’artista. Ciò di cui siamo sicuri è che i video musicali ci saranno sempre, sono un’arte. A noi ad esempio hanno aperto le porte al mondo del cinema. 

Ho la sensazione che il politically correct, soprattutto ad alti livelli, stia gradualmente spegnendo la voglia di provocazione nei video musicali. Ci vuole più coraggio?
Ne parlavamo proprio in questi giorni. Quando vuoi fare qualcosa fuori dagli schemi molto spesso devi toccare temi un po’ cupi, a tratti surreali, altrimenti è difficile attirare l’attenzione. Secondo noi il politically correct dovrebbe restare al di fuori dell’arte, in cui invece la provocazione e il disturbo sono fondamentali. L’arte deve essere libera di disturbare, invece sul tema c’è confusione e il risultato è che la creatività rimane limitata. Provare disagio o fastidio davanti a un video musicale è un’esperienza artistica. Il paradosso è che quando qualcuno riesce a superare gli ostacoli del politically correct comunque viene premiato: vedi l’enorme successo di un film come ‘Parasite’. In Italia poi soffriamo di esterofilia, perchè se da una parte lo stile di Quentin Tarantino è iconico ed esemplare, dall’altra non riusciresti mai a replicare quella crudezza in un’opera made in Italy perchè non te la farebbero passare mai. 

 

Quanto è difficile l’esordio nel cinema per chi arriva dai video musicali?
È il mostro finale. Ovviamente è complicato, perchè ci sono degli aspetti del lavoro a cui non sei abituato, come le battute degli attori e tanto altro. I primi giorni sono stati spiazzanti, poi ci siamo ambientati. Crediamo ci abbia aiutato il fatto che la componente narrativa è sempre stata presente nei nostri lavori. 

Qual è il “dark side” del lavorare a un video musicale? 
Forse la post-produzione. Se da una parte il 90% del lavoro è la fase di preparazione (veloce e dinamica) e il set (divertimento e stress), quel 10% finale è ciò che richiede più tempo. Poi non sei in giro ma tante ore in studio, davanti al computer. Ma in generale a distanza di tanti anni ci piace ancora tutto, non c’è un procedimento che definiremmo “noioso”, ecco. D’altronde anche la post-produzione è un momento a suo modo creativo e quindi mantiene la sua bellezza. 

L’artista del quale sognate di dirigere un video un giorno è ancora Eminem? 
Sì. Innanzitutto per stima artistica, perchè siamo entrambi cresciuti con la sua musica. Poi c’è quel fascino degli Stati Uniti… Ma poi chi non vorrebbe lavorare con Eminem?

Avete degli idoli tra i registi di video musicali?
Spike Jonze
ha fatto dei video pazzeschi. Poi i Daniels, che sono un duo molto figo con alle spalle anche un film. 

Mi consigliate un video musicale del 2020?
Vi consigliamo il video di ‘Flora Caic’ di Ferran Palau, diretto da Pablo Maestres, ma anche quello di ‘Sad Day’ di FKA Twigs

 

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25 anni. Romano. Letteralmente cresciuto nel club. Ama inseguire la musica in giro per l'Europa ed avere a che fare con le menti più curiose del settore. Penna di DJ Mag dal 2013, redattore e social media strategist di m2o dal 2019.

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