Abbiamo più volte ribadito quanto e come stiano cambiando le modalità di ascolto della musica a livello mondiale, ed ogni mese il sistema aggiunge una nuova regola al gioco, andando così a modificare le strategie dei “grandi giocatori” nel futuro prossimo. La scelta discussa negli ultimi tempi era stata quella del conteggio degli stream nelle assegnazioni dei dischi della RIAA (dischi d’oro e dischi di platino), ma ad oggi sono arrivati aggiornamenti ben più importanti.
L’ultima novità riguarda Billboard, ma soprattutto YouTube. Un recente report di HitsDailyDouble ha infatti rivelato che Lyor Cohen – ex Def Jam e Warner Music e ora Head of Global Music in YouTube – ha chiuso un accordo per includere le views di YouTube nel conteggio degli ascolti nella album chart di Billboard, risultando in un upgrade che permette di chiudere il cerchio aperto nel 2013, quando Billboard ha iniziato a contare le views della super videoteca di Google per la classifica dei singoli (emblematica fu in tal senso la vetta raggiunta da Baauer con ‘Harlem Shake’). È la prima vera mossa di colui che è stato nominato alla direzione del reparto musicale della piattaforma al fine di stringere l’intesa allentata con l’industria musicale globale. Il bacino di plays per gli LP si estende dunque, ma cambia davvero qualcosa? In realtà c’è un’altra novità, e questa costituisce una vera rivoluzione.
Lyor Cohen (sulla sinistra) e Robert Kyncl, Chief Business di YouTube
Per il conteggio delle views relative all’album di un artista non si conteranno solo quelle dei video dal canale ufficiale, ma anche (rullo di tamburi) quelle dei video postati da tutti gli utenti di YouTube. Pensate soltanto a quante views potrebbero fruttare determinate pubblicità online. Questa per la scena è un’arma a doppio taglio: i grandi nomi esultano, le label indipendenti storcono il naso. Diciamo che YouTube non è proprio la piattaforma paladina delle royalties, con il contributo conferito alle label che è più o meno 1/5 di quello di Spotify, e questa mossa andrà a svantaggiare notevolmente quelle etichette che non si possono permettere una larga diffusione video-audio dei propri brani su YouTube. Per non parlare poi degli ormai noti sistemi di alterazione delle views, disponibili da centinaia di siti nascosti nel web; non finiranno con influenzare – e quindi manomettere – i risultati della più importante delle chart di Billboard?
Speriamo arrivino presto le risposte – sia da YouTube che da Billboard, con quest’ultimo che non ha ancora rilasciato comunicati ufficiali sulla faccenda – tra l’altro richieste a gran voce da tutta la scena, che da tempo non ha proprio a simpatia le policy di Google. Se ci mettiamo poi che YouTube starebbe lavorando a YouTube Music, la sua personale piattaforma streaming, il gigante di Susan Wojcicki sembra farsi sempre più imponente e minaccioso per i concorrenti streaming.
12.10.2017