• VENERDì 02 GIUGNO 2023
Interviste

Zef e Marz ci mettono la faccia e il loro progetto è il pop del futuro

I due produttori di tantissimi successi rap e pop degli ultimi anni sono usciti con il loro primo singolo, 'Tilt', tra rave, drum'n'bass, Elisa e La Rappresentante Di Lista. E c'è di più...

Foto: Mattia Guolo

Zef e Marz sono due dei nomi più caldi delle ultime stagioni. Sono sulla bocca di tutti: gli artisti li cercano, i discografici li desiderano, il pubblico li conosce e riconosce. E per dei producer, ruolo che nel rap e nel pop è sempre più importante e sotto i riflettori ma certamente non ha lo spazio e la gloria dei cantanti e dei rapper, è un segnale fortissimo. Così, questi due talenti, uniti da una storia da farci un film (e ce la raccontano proprio loro), dall’amicizia, da un solido legame professionale, hanno deciso di fare il salto e di uscire con un progetto dove giocano “da titolari”, ovvero mettendoci il nome.

‘Tilt’, il loro primo singolo è sorprendente, perché è super pop ma si posiziona dalle nostre parti: bpm alto, cassa dritta e ritmiche drum’n’bass, suoni rave e ’90 che senza scopiazzare a destra e a manca ci portano in una zona molto contemporanea del miglior sound internazionale, quello di Fred again.., di Calvin Harris, di molto suono UK che è tornato prepotentemente di moda (e la cosa ci piace): Four Tet, Interplanetary Criminal, Borai e compagnia bella. E, aspetto ancora più intrigante, i due possono vantare la partecipazione di un peso massimo del pop italiano, Elisa, che ci mette voce e scrittura, e di un duo assolutamente perfetto per ritrarre la musica italiana più “evoluta” di questi anni: La Rappresentante Di Lista. Insomma, anche qui hanno fatto loro una lezione importante della musica internazionale di oggi, dove le carte sono mescolate a favore di sperimentazione e di posizionamenti sghembi e poco prevedibili.

Intervistarli è stato un piacere, perché siamo andati molto oltre alle solite domande di rito.    

 

Che cosa vi ha spinto a voler fare i “frontman”, a uscire con un progetto in cui mettete nome e faccia dopo tanti successi per tanti artisti firmati da producer?
Marz: Dopo tanti anni a fare questo per passione e, ovviamente, per lavoro, abbiamo pensato fosse arrivato il momento di uscire con qualcosa di nostro, al 100%, con il controllo totale del sound che volevamo concepire. Avevamo una base elettronica, avevamo con noi Elisa che forse c’entrava poco con il beat che avevamo – o meglio, c’entrava poco se guardiamo alla sua carriera, ma a livello vocale per noi era perfetta – e ha sposato subito il progetto. Su un suo brano quest’idea non si sarebbe realizzata, ma visto che i titolari di ‘Tilt’ siamo io e Zef, è stato più semplice anche per lei lasciarsi coinvolgere a livello discografico.
Zef: Poi il suo modo di usare le melodie era molto pertinente con quello che avevamo ben chiaro in testa, cioè un suono internazionale e contemporaneo. Lei era la persona adatta, lo sapevamo. Per la sua scrittura e per la sua interpretazione.
Marz: poi va detto che in Numero Uno, Sony e Sara Potente abbiamo trovato i partner discografici giusti, disposti a fidarsi e a rischiare con noi su un brano che forse non è così immediato, anche se le radio e gli ascolti ci stanno già premiando. 

E invece come e quando arriva La Rappresentante Di Lista?
Zef: Mentre eravamo in studio da Elisa, partendo da una sua idea, abbiamo coinvolto Veronica e Dario, anzi è stata proprio Elisa a pensare a loro, e così li abbiamo subito chiamati, e dopo una settimana eravamo in studio tutti insieme.

Quindi pezzo è nato da Elisa?
Zef: Sì, principalmente sì, le abbiamo mandato il beat e da lì abbiamo fatto una session a febbraio dove sono nati cinque, sei pezzi; poi ci siamo ritrovati e abbiamo finalizzato i dettagli.

Un momento: mi state diecendo che avete pronti cinque, sei pezzi con Elisa per il vostro progetto o in una sessione di pezzi per lei c’era anche ‘Tilt’?
Marz: Era un session di scrittura libera, non avevamo nulla di deciso su cosa collocare dove. Con Elisa è un grande piacere lavorare, è partito tutto da ‘Bagno A Mezzanotte’ che com’è noto poi è stata interpretata alla grande da Elodie. Ma è stato tutto talmente facile e divertente che abbiamo deciso di provare a buttare giù molto altro materiale. Lei poi è davvero un tornado: la mattina in cui dovevamo trovarci nel suo studio ci ha chiesto di arrivare un’oretta più tardi perché aveva fatto le 5 lavorando da sola sulla strumentale e sul testo. Quindi praticamente da una bozza ci siamo ritrovati già la prima mattina con il pezzo a uno stadio molto avanzato.
Zef: Sì, oltre ad essere molto brava – ovviamente – e molto professionale, è un’appassionata vera, affamata di musica, curiosa, abile con tutto: suona la chitarra, poi canta, poi smanetta sui software, passa da Abletona Pro Tools in un attimo, non si ferma mai. È una personalità rara da incontrare.

Foto: Mattia Guolo

Marz e Zef, Zef e Marz… i vostri nomi li incontriamo sempre più spesso dietro tantissimi successi della muscia italiana, dal rap al pop. Separati ma sempre più spesso anche insieme: come vi siete conosciuti e come funziona, cioè com’è che lavorate spesso insieme?
Zef: È una storia quasi da film. Ci siamo conosciuti quindici anni fa, perchè collaboravamo con diverse persone che lavoravano insieme tra loro e così ci siamo visti per caso accompagnando i nostri rispettivi soci un giorno in uno studio; io abitavo a Sondrio, Marz a Milano. Ma erano anni in cui tutto questo era ancora un hobby, studiavamo alle superiori…
Marz: Quella è stata la prima volta che ci siamo incontrati, più che conosciuti. E poi invece ci siamo visti di nuovo, sempre per caso, anni dopo.
Zef: Sì, io andavo all’università, ma per modo di dire, non è che frequentassi molto. Infatti una mattina che non avevo voglia di andare a lezione ho fatto un giro per il centro e ho incontrato lui che stava finendo un turno di lavoro. Ci siamo salutati, ci siamo detti “andiamo a bere un caffè” e quel caffè è diventato una giornata insieme, e da lì ping pong tra i nostri studi e i primi pezzi: uno per un giovane Ernia, un Mahmood pre-Sanremo dove abbiamo conosciuto anche Fabri Fibra. E da lì poi fino a oggi.
Marz: Parliamo di un periodo in cui i cantanti che ti ha citato non erano ancora esplosi, eh. Tolto Fabri, ovviamente. Comunque, per concludere la risposta, va detto che non siamo vincolati a fare tutto insieme, siamo due producer con tanti lavori in proprio; detto questo, però, capita sempre più spesso di lavorare insieme, e lo facciamo sia per una nostra complementarietà su chi-fa-cosa, sia per i gusti e i riferimenti in comune. La nostra è un’alchimia che funziona bene perché da sempre ci capiamo al volo, c’è un equilibrio particolare costruito appunto sul terreno comune e sulle differenze che ci permettono di completare a vicenda le idee di ciascuno di noi. Anche se “costruito” forse non è il termine giusto, perché è tutto molto naturale.

Qual è stata la vostra prima hit?
Marz: Il nostro primo successo insieme è stato ‘Crudelia’ e gli altri pezzi firmati isieme in ‘Persona’ di Marracash, e poi ‘Superclassico’ di Ernia. Il mio primo successo personale credo sia stato ‘Nulla Accade’ in ‘Santeria’ di Marra + Gué.
Zef: Io direi ‘Brivido’ di Gué con Marracash. Che poi anche qui, vedi, le prime cose rilevanti sono state per entrambi quelle prodotte per Marra e Gué, c’è sempre una sorta di fil rouge che ci avvicina e unisce.

 

Che lavoro facevate quando avete iniziato a fare i producer e come si gudagnava dalla musica a quei tempi?
Marz: Quando ci siamo incontrati la famosa mattina del caffè io lavoravo per un magazzino, per cui fare della mia passione il mio lavoro era un sogno, ma se penso alle economie di allora era anche un miraggio. Nel 2013 fonti di guadagno non ce n’erano, non c’erano economie, davi un beat a un artista ma non sapevi con chi parlare, non esisteva un mercato, dei manager… ti pagavano il beat quando l’artista aveva i soldi per farlo e non era un newcomer e stop. Oggi al di là del fee ci sono contratti, diritti d’autore, concerti su cui naturalmente ti entrano dei diritti di riproduzione, e ci sono persone che gestiscono questi aspetti anche per noi produttori.
Zef: Io ai tempi studiavo ma come lui puntavo a fare questo mestiere. Oggi si guadagna con i diritti d’autore, cone le fee, le royalties. Un altro aspetto importante è che quando sei produttore oggi sei anche autore. Su quanto e come si guadagnaava “ai tempi”, ribadisco ciò che dice Marz: i cachet delle basi erano ridicoli, poi c’era una sorta di “serie A” e di “serie B” da parte dei discografici dove noi producer eravamo inevitabilmente la serie B.

Cioè?
Zef: Cioè i budget per noi erano miseri, inesistenti, perché nella loro testa eravamo dei ragazzini che smanettavano sui computer e non avevano spese. Banalmente, non avere i musicisti in una produzione voleva dire prendere meno soldi, e soprattutto non avere priorità sui soldi stanziati per un disco.
Marz: Poi quel periodo era anche “povero” perché lo streaming non aveva conteggi e rendicontazioni, mentre le vendite del digitale erano ridicole. Per farti un esempio, i primi dischi di Marra e Fibra erano oro e platino ma non si traducevano in tanti soldi.
Zef: ‘Marracash’ ce l’avevano tutti ma erano copie scaricate illegalmente. Come ‘Mr. Simpatia’: nel 2004 era un cult generazionale ma su cento CD, novanta erano masterizzati. E lì mica vedevi i soldi. Fossero state tutte copie originali Fibra sarebbe stato ricco già con quel disco.

Erano anni strani perché il rap era il genere più ascoltato tra i ragazzi ma era tutto quasi, come dire… “non ufficiale”, sicuramente underground anche se i numeri erano da mainstream.
Zef: Guarda, io penso sempre a quando venivo a Milano da Sondrio e la musica che usciva dalle macchine erano i Club Dogo. Ma ti parlo del periodo pre-major, quindi quando questa cosa era un sottobosco, era underground ma culto, perché non erano le macchine dei “me” milanesi ma delle trentenni, dei quarantenni in camicia… era popolare. Solo che non andava in radio e da parte della discografia c’era ancora un “blocco”.
Marz: Ai tempi esplose Mondo Marcio, poi Fabri Fibra, poi i Dogo, poi Marracash… eppure fino a pochissimo tempo fa noi producer che veniamo da quella scena per il mondo discografico non eravamo adatti per lavorare con gli artisti pop, le cose sono cambiate quando hanno capito che un certo mondo stava andando, un altro era saturo e artisti come noi potevano essere quelli con il suono giusto. Ma se ci pensi è successo parecchio tempo dopo, e in questi anni la situazione si è trasformata lentamente anche a livello economico e di “posizionamento” per i producer che si sono fatti largo.

 

Torniamo a ‘Tilt’: ovviamente io ci sguazzo perché ci sento dentro tante sfumature che amo e che sono parte del mio DNA da dj, da ascoltatore, da clubber. Ma lo chiedo a voi: quali sono i riferimenti?
Zef: ‘Tilt’ non sapremmo dire che cos’è, non sappiamo incasellarlo. La reference iniziale era Gigi D’Agostino, fai tu! Poi certo c’è la drum’n’bass, ci sono i suoni eurodance di metà anni ’90, qualcosa di Fred again.. e quindi tutto un ritorno di suoni e sensazioni rave, ci sono i Disclosure. Ma più che riferimenti presi e messi dentro sono un mischione istintivo, sono riferimenti emotivi che poi sono stati rielaborati nelle nostre teste, e qui torniamo al motivo per cui lavoriamo spesso insieme. Perché pensiamo allo stesso modo e abbiamo molto in comune. Poi sicuramente vedere quello che fa Fred again.. con gli altri due, Four Tet e Skrillex, è stimolante in questo momento. Forse senza questo input ‘Tilt’ non l’avremmo fatta, perchè sono davvero stimolanti, sono elettrizzanti, sono fighi.

E allargando il discorso al vostro progetto, quali sono i tasselli e i riferimenti per i prossimi singoli?
Marz: Sicuramente l’elettronica sarà il marchio di fabbrica del nostro progetto, è un altro lato di noi. Perché è vero che siamo cresciuti con l’hip hop ma i nostri ascolti andavano da Skrillex, Boys Noize, fino a Flux Pavillion, quindi manterremo tanta elettronica nei nostri brani, magari non per forza in chiave rave come in ‘Tilt’, ma ci saranno tante sorprese. Noi siamo istintivi in questo, siamo molto affamati di UKG, di bass, di dance, poi non siamo magari così esperti come lo siamo nel rap ma ci sono molte ispirazione degli anni ’90 che abbiamo assimiliato, Fatboy Slim, Prodigy, Boards Of Canada, o appunto, Gigi D’Agostino per andare da tutt’altra parte. L’altro giorno parlavamo dei Röyksopp, che nei primi anni 2000 avevano fatto degli album clamorosi.

 

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Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.

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