Foto: Elysé Obrou
Anche in Italia, come nel resto d’Europa e non solo, stiamo godendo di una nuova generazione di artisti che sta conquistando i palchi più importanti del panorama elettronico. Tra questi, un nome è sicuramente quello di camoufly, dj e produttore che da quando ha dato via al progetto è riuscito a ottenere sempre più attenzioni che gli hanno permesso di girare il mondo con la propria musica e di ottenere stima e riconoscimenti da pubblico e colleghi.
Ha da poco pubblicato il suo primo disco, ‘NEW SKIN’, un album che raccoglie alcuni dei singoli già usciti oltre a diversi inediti: 13 tracce in cui le diverse influenze di camoufly si uniscono dando vita a un viaggio vario, completo e mai banale. Abbiamo colto l’occasione e lo abbiamo raggiunto per parlare con lui.
Foto: Alessandro Agazzone
Una domanda scontata, ma importante per capire il tuo punto di vista: ci spieghi la scelta dell’anonimato e la nascita dell’idea della maschera da coniglio?
La maschera da coniglio nasce per una semplice voglia personale di andare a esplorare un’immagine più particolare e “giocosa” dell’aspetto dell’anonimato, che altrimenti sembrerebbe un po’ cupo e schivo, cosa che non mi rappresenta. Starmene anonimo invece è proprio un bisogno fisiologico che ho sentito alla nascita del progetto, come se fino a quel momento vivessi la musica in modo troppo viscerale e metterci questa barriera davanti mi aiutasse a vivermela in maniera più naturale. È un percorso tutto mio per vivermi le cose al meglio.
È da poco uscito il tuo primo disco, ‘NEW SKIN’. Qual è stato il punto di partenza creativo per questo progetto?
Diciamo che ‘NEW SKIN’ racchiude quello che ha rappresentato per me evolvermi negli ultimi due anni e mezzo, più o meno dall’uscita di ‘In Plain Sight’ in poi avendo rivisitato tutto il progetto in chiave più club, ma sempre con un sottofondo dance pop e tante altre influenze (garage, french house…). Ho pensato che un album come questo potesse dire, dopo tutto il percorso che stavo facendo, una sorta di “eccoci qui, questo sono io” rivolto a chiunque.
C’è una traccia che senti esprimere al meglio il cuore del disco?
Penso che la chiusura ‘all the time’ sia una traccia che porto particolarmente con me e che, nonostante non abbia molto di “club”, racchiuda quello che per me è il mood del disco meglio di qualsiasi altra.
‘NEW SKIN’ rappresenta una chiusura di un ciclo o l’inizio di qualcosa di nuovo?
Penso sia un punto di mezzo, a stabilire cosa stia succedendo ora. Cosa verrà in futuro non lo so ancora nemmeno io 🙂
Nell’album sono presenti 3 artisti: okgiorgio, fenoaltea e Yazida che è presente in due tracce. Come sono stati scelti i featuring e come sono nate queste collaborazioni?
Principalmente tutto nasce online, che è diventato il modo più comodo per me per conoscere una persona che stimo musicalmente. Poi nel caso di okgiorgio e fenoaltea è stato facile lavorare di persona essendo tutti in Italia, e dopo svariati tentativi con ciascuno dei due le tracce hanno preso vita e sono diventate quelle che trovate nell’album. Con Yazida invece è stato tutto online, e ho semplicemente rivoluzionato due sue demo. Per me però, in entrambi i casi, una volta che nasce qualcosa di forte, la sensazione è la stessa sia online che offline.
Visualizza questo post su Instagram
Stai girando il mondo con la tua musica: hai suonato in tutta Europa, hai fatto tour in Australia, sei andato anche in America. Qual è la differenza che noti tra il pubblico italiano e quello estero?
In realtà mi viene molto più facile notare similitudini che differenze. Indipendentemente dal luogo in cui si trovano penso che le persone non vogliono solo ballare, ma anzi percepire quel che il DJ intende comunicare, e in cambio comunicheranno indietro a loro volta. Questa cosa attraversa ogni continente e rappresenta forse il linguaggio universale della dance per quanto mi riguarda, e nonostante qualche differenza di preferenze per me questo ci unisce tutti di nazione in nazione.
Il tuo sound è un mix di generi, mai banale, mai scontato, che riesce a catturare immediatamente sia in cuffia, che in live. Da dove prendi ispirazione?
L’ispirazione per me è qualcosa di estremamente effimero: produco quasi tutto di getto a seconda di qualcosa che sento o che mi rimane in testa, o magari di un’idea che ho in un determinato momento e a cui sento che devo assolutamente dare vita. Infatti non mi importa molto di dove andrà a finire ciò che faccio, e finisco per andare qua e là con le influenze e gli stili, senza un confine ben definito.
Cosa pensi di questo ritorno delle influenze uk?
Spacca, ma c’è anche tantissimo altro di molto interessante in giro. È un bel momento per l’elettronica.
Foto: Riccardo Giori
Sei uno dei maggiori esponenti della nuova scena elettronica italiana. Quale pensi sia il valore aggiunto che state apportando e qual è il segreto grazie al quale state arrivando a sempre più persone?
Innanzitutto grazie! Penso che non ci sia nessun segreto se non tanta voglia di divertirsi e di “evadere” anche solo per un momento. È importante capire quanto sia grande il senso di unione e di comunità che la musica dance può dare – e che storicamente ha sempre dato fin dalle origini – soprattutto in un momento storico teso come quello attuale. Questo tipo di musica infatti ha il potere di unire il bisogno umano e primordiale di ballare alla voglia di scappare da una società talvolta oppressiva, o addirittura di ribellarsi ad essa. Al giorno d’oggi è sacrosanto avere la possibilità di vivere tutto questo, e la gente lo percepisce.
A proposito, so che il progetto è ancora agli albori, ma ci puoi parlare di Euroclub?
🤐
11.09.2025