• GIOVEDì 05 DICEMBRE 2024
Tech

Classic Parallel Compression o New York Compression

Questa compressione è stata una vera rivoluzione per gli ingegneri del suono di tutto il mondo a partire dai primi anni '90

Il nostro appuntamento Mensile con Alex Tripi e Nello Greco aka The ReLOUD, che direttamente da MAT Academy rispondono a tutte le vostre domande con preziosi Tips &Tricks. Oggi capiremo cos’è la Paralell Compression, perchè è nata, e quando utilizzarla.

Il suono tipico degli anni ’50 e ’60 è stato spesso caratterizzato da voci che suonavano molto forte all’interno del mix rispetto a tutti gli altri strumenti. Era consuetudine applicare poi molto riverbero sugli altri strumenti del brano per amalgamare e fondere i suoni tra loro; un noto esempio sono i dischi di Frank Sinatra ed Elvis Presley. Nei primi anni ’90 questa tecnica ormai radicata fu scardinata dalla visione di un’etichetta discografica, la Motown, che con nuove tecniche e un approccio anticonformista, e grazie a un team di talentuosi ingegneri del suono di New York (tra cui il leggendario Tony Maserati), infranse le regole e cambiò il modo tradizionale di approcciare i mix concepiti in quegli anni, riuscendo a ritornare protagonista nell’industria musicale con nuove caratteristiche sonore riconoscibili. La visione di Motown era quella di rendere i dischi più orecchiabili e ballabili intervenendo sui suoni ritmici, così che rielaborando le tecniche di missaggio usate già molti anni prima da un altro ingegnere e pioniere del missaggio (Lawrence Horn), questo team riuscì a portare tutto su un altro livello, conferendo ai mix un sound potente e distintivo che aumentò la presenza di tutti i dettagli ritmici all’interno del mix, enfatizzando le hi-frequencies degli strumenti.

a sinistra: il logo della Motown, etichetta discografica based in New York – a destra Foto: Tony Maserati in Circle House Studios

 

Divenne subito un trend distintivo tra le produzioni di quegli anni e queste tecniche presero il nome di “New York Compression” proprio per la provenienza di questo particolare sound. Negli anni a seguire la tecnica ha subìto alcune variazioni che si sono andate poi a definire più semplicemente come “Parallel Compression”. Quest’ultima, a differenza della New York, interviene con settaggi di EQ più delicati o addirittura nulli mantenendo la sola ed esclusiva compressione parallela (anche questa ha delle differenze di settaggio che andremo a vedere più avanti). Entrambe le tecniche oltre ad essere un elemento di importante innovazione sono diventate uno standard nella storia dell’industria musicale e vengono utilizzate ancora oggi nei missaggi.

Cos’è la Parallel Compression?
La compressione parallela o ‘compressione New York-style’ è una tecnica di compressione che consiste nel duplicare il segnale originale di una sequenza mixata su un secondo canale di output send, facendo passare l’audio all’interno di un compressore settato con parametri che ne “esasperano” la funzione ed inoltre in aggiunta un equalizzatore, differentemente settato per la Parallel o la New York, che arricchisce alcune particolari frequenze. Il suono lavorato dal compressore viene poi raccolto da un canale sul banco mixer chiamato return che assumerà una funzione di dry/wet dal quale appunto è possibile stabilire la porzione di segnale che verrà rimandata al master channel insieme a tutte le stems del brano. Questo è ciò che avviene in un normale banco analogico. Andiamolo a capire meglio in una DAW quindi lavorando totalmente ITB (In The Box).

Parallel Compression Mappa semplificativa

 

Come ricreare un effetto di parallel compression o New York compression con la vostra DAW?
Il primo passaggio è semplicemente aggiungere un canale di return dove caricheremo un compressore settato con un parametro di attack il più breve possibile (quindi pari a zero o quasi) e il parametro di release invece con tempi medi di circa 300ms. A questo punto gli altri parametri da settare sono la threshold e ratio che possono essere regolate secondo due diverse correnti; ma prima è importane capire che, anche con parametri nettamente differenti, il compressore mantiene sempre una funzione di gain reduction costantemente attiva. Andiamoli a vedere nello specifico:

  • Nel caso della “Classic Parallel Compression” la threshold è molto bassa (circa -25/-30dB), con il compressore in una condizione di riduzione continua del gain ma ratio con valore basso 2.5:1, così da non estremizzarne il rapporto di compressione (è buona pratica provare a sperimentare spingendosi più o meno nei parametri di ratio per trovare il giusto compromesso);
  • La seconda corrente di pensiero è definita “New York Compression”, dove si imposta invece la ratio con valore molto alto (a volte praticamente in funzione limiter) e si abbassa la soglia di threshold fino ad ottenere un effetto di compressione “squashed” e cioè quasi distruttivo, che poi mixato al segnale originale crea appunto il risultato tipico della New York Compression. E’ bene notare che quando nacque questo “trend sonoro” lo si usava principalmente sulle drums, si è poi esteso l’utilizzo al basso e successivamente anche agli altri strumenti.

A questo punto, dopo il compressore nel nostro canale di return, aggiungiamo un equalizzatore con dei parametri abbastanza pronunciati. Infatti una classica e buona regola per dei settaggi di un equalizzatore per la New York Compression è quello di dare un boost di tra i +7 ei i +10 dB sulla frequenza tra gli 80Hz e i 100 Hz, e ancora un secondo boost di tra i +7 e i +10 dB in un punto nel range di frequenze tra i 10KHz e i 12KHz massimo. Entrambi i boost devono essere settati con un fattore “Q” medio/stretto, facendo massima attenzione a non superare mai questa ampiezza. Nella “Classic Parallel Compression” invece, come detto all’inizio di questo articolo, i parametri di equalizzazione sono più delicati aggiungendo al massimo +2/3 dB sulle alte frequenze per dare più aria.

API-2500 compressor e API-550B Equalizer, Con parametri tradizionali per”New York” Compression

 

Ora, finalizzati questi settaggi nei plug in caricati all’interno del canale di return, andremo a dosare la porzione di segnale effettato all’interno del canale audio desiderato attraverso il comando di send. Questo effetto è bene usarlo quando dovete aggiungere al vostro canale un tocco di carattere e presenza. Ma fate attenzione! Sicuramente aggiungendo questo tipo di compressione, il vostro suono diverrà molto più caldo e deciso rispetto al suono originale e questo può indurvi a caricare eccessivamente il send. Ricordate però che ogni suono ed effetto andrà poi a sommarsi a tutto il resto nel mix. Pertanto è bene usarla sempre con attenzione e parsimonia. Una buona tecnica è quella di iniziare ad alzare lentamente il send relativo al return della Parallel o New York Compression: appena iniziamo a percepire l’entrata dell’effetto possiamo fermarci, oppure meglio se da quel punto la portiamo giù di 1/2 dB.

E con i plugin più moderni?
I plug-in di recente costruzione dispongono di funzioni specifiche come Peak – RMS – Expander; ognuna di queste sfrutta un algoritmo diverso relativo alla tipologia di compressione che si vuole ottenere. Se il il vostro plug-in dispone di queste funzioni, per un effetto ideale per la parallel compression è bene attivare la funzione Peak e deselezionate invece la funzione Gain make-up.

Usare la parallel Compression o New York può introdurre problemi di phasing nel mix?
Questa è una domanda ci viene posta spesso tra le richieste dei nostri follower ma non c’è alcun motivo di preoccuparsi di questioni di fase, tranne nel caso in cui i plug-in di compressione possono introdurre latenza. Nella stragrande maggioranza dei casi, i plug-in di oggi, grazie alla possibilità di lavorare in digitale, hanno implementato una funzione interna detta “look ahead” che analizza in anticipo il segnale da comprimere, così da avere una compressione con latenza zero. In questo modo problemi relativi al phasing sono quasi nulli. Ad ogni modo la maggior parte delle DAW ha una funzione che permette di settare al meglio i parametri per compensare l’eventuale ritardo e quindi la latenza.

 

l’articolo completo è in edicola su DJ MAG ITALIA n.79, Aprile 2017

per inviarci le vostre domande djmag@mat-academy.com

 

 

Articolo PrecedenteArticolo Successivo
The ReLOUD
The ReLOUD
I The ReLOUD sono un duo di musica elettronica, DJ, musicisti e imprenditori nel music business nato a Roma nel 1999, composto da Alex Tripi e Nello Greco. Sono anche i fondatori della MAT-ACADEMY / AXTONE ACADEMY (ed altre accademie di musica) e tech-editor per DJ MAG Italia. https://www.mat-academy.com