foto: ufficio stampa Loco Dice
Come è arrivato Loco Dice ad essere un riferimento del djing mondiale e ad avere una discografia importante, appena arricchita dal suo quarto album da studio ‘Purple Jam’, uscito venerdì 23 maggio 2025 su Virgin Records ed al quale hanno collaborato tra gli altri Carl Cox, Gué, Marco Carola e Skrillex?
Da sempre Loco Dice propone musica elettronica con quel retrogusto hip-hop che è un suo autentico marchio di fabbrica ed è frutto di una formazione musicale che merita di essere conosciuta. Una curiosità che il diretto interessato ha soddisfatto raccontandoci i dieci album che lo hanno formato ed indirizzato nel corso degli anni e che lo hanno ovviamente ispirato per ‘Purple Jam’.
“Con una premessa – puntualizza Loco Dice – Ne ho scelti dieci, ma nominare soltanto dieci album è un compito impossibile. Ci sono così tanti artisti che mi hanno guidato e mi guidano con la loro musica: penso a Bob Marley, Michael Jackson, 2Pac, Prince e Sade, giusto per citarne alcuni. Così come tanta altra musica, luoghi, incontri, viaggi ed esperienze hanno contribuito al mio nuovo album.”
E quali sono questi dieci album? Eccoli, descritti con le parole del diretto interessato “on this day, from the DJ perspective, in chronological order”:
Santana: Abraxas (1970)
La colonna sonora degli anni nei quali mi sono formato. Questo album era ovunque, si sentiva spesso a casa. Non sapevo che cosa fosse, non ci prestavo attenzione. Era semplicemente lì, onnipresente. Ha plasmato il mio groove.
Zapp – Zapp (1980)
Un album per me fondamentale in tutti i sensi, ad ogni livello. Ha gettato le basi per il mio amore per l’hip hop e la house music.
Public Enemy – Yo! Bum Rush The Show (1987)
All’epoca non capivo i testi profondi, ma c’era quella vibrazione, quell’attitudine che mi parlava. Sentivo che stava succedendo qualcosa di importante. Poi c’erano i beat, soprattutto ‘Public Enemy No. 1’. Fu questo suono a rappresentare il primo segnale dell’elettronica nella mia carriera futura. Un album diventato ancora più importante quando ho iniziato a comprendere i testi.
Kruder & Dorfmeister – DJ-Kicks (1996)
Questo album viene da un periodo speciale e conserva quella certo vibe. L’anno prima c’era stato ‘Smokers Delight’ dei Nightmares On Wax, ma DJ-Kicks è diventato la mia prima colonna sonora a Ibiza. Mi ha fatto innamorare della musica elettronica.
Armand Van Helden – 2Future4U (1999) e Killing Puritans (2000)
Dischi che erano l’inizio dei miei DJ set. Amo le produzioni di Armand van Helden ancora oggi, e lui era per me quello che io sono oggi, il ponte tra hip hop e techno.
Danny Tenaglia – Tourism (1998)
Questo album è uscito poco prima di ‘2Future4U’ (quindi addio ordine cronologico…), ma l’ho scoperto in quel periodo. Danny Tenaglia mi ha ispirato ad andare oltre: più duro, più profondo, più scuro nel groove. Mi ha mostrato che va bene lasciare respirare la musica e permettere alle tracce di costruirsi.
Sasha + John Digweed – Northern Exposure: Expeditions (1999)
Non ero proprio dentro quel mondo, ma che varietà di musica e che mix impeccabile. Questo album è stato importante per aprirmi le orecchie e allargare i miei orizzonti verso musiche più varie e diverse.
Plastikman – Sheet One (1993)
Ecco un altro salto nell’ordine cronologico, ma ‘Sheet One’ deve comparire qui, nel 2002. Ci sono arrivato tardi, ma non è mai troppo tardi per album del genere. C’è una vita prima e una dopo: non importa quando accade. La scoperta di questo album ha segnato l’inizio del mio amore infinito per minimal, sperimentazione ed esplorazione sonora.
Ricardo Villalobos – Alcachofa (2003)
Non ci sono parole per descrivere questo album e la sua importanza. Emozione pura, ispirazioni e ricordi infiniti.
Burial – Untrue (2007)
Quando pensavo di aver sentito tutto… ‘Untrue’ ha ridefinito che cosa possa essere la musica dance, e lo ha fatto in un modo profondamente umano. Una pietra miliare.
30.05.2025