Il nome dei Session Victim è da qualche anno ormai culto nella scena nu disco, ma anche in quella house e dintorni, insomma in tutto quel panorama di musica da club che ama i suoni meno aggressivi e più vicini alle cose “suonate”, con bassi sensuali e avvolgenti e groove trascinanti. Siamo riusciti a intercettarli durante una loro serata a Trento in occasione della rassegna Basement e abbiamo approfittato della ghiotta occasione per scambiare qualche chiacchiera con Hauke Freer e Matthias Reiling. Ci siamo seduti con loro per un’interessante conversazione tra analisi del loro lavoro, djing, sampling e strumenti live, considerazioni sulla scena club e sull’impatto che la politica può avere sul mondo della musica elettronica.
Come è cominciata la vostra carriera? Il vostro duo ha esperienze e background diversi. Come si è sviluppato questo percorso negli anni e come vi siete incontrati per dare vita al progetto Session Victim?
Matthias: Siamo entrambi originari della piccola città di Lüneburg, nel nord della Germania. Ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’90 grazie ad alcuni amici, con l’obiettivo comune di organizzare una festa con giradischi e DJing vero e proprio, perché all’epoca nella nostra città non esisteva nulla di simile. L’amore per la musica ci ha tenuti uniti nel corso degli anni e, nel 2007, abbiamo iniziato a sperimentare con il sequencer e..beh…non abbiamo più smesso. Per quanto riguarda i nostri background, siamo sempre stati interessati a un’ampia varietà di generi musicali, e questo ovviamente non è cambiato nel tempo.
Siete riusciti a portare elementi delle vostre influenze in questo progetto? Dall’hip-hop all’elettronica, dalla drum’n’bass alla techno, come avete sviluppato il vostro stile pieno di groove e riconoscibile in tutto il mondo?
Hauke: Hai ragione, siamo influenzati da molte fonti. Per noi, fare musica inizia con la ricerca dei vinili. Presto o tardi, finisci per imbatterti in musica straordinaria appartenente a generi di cui magari non eri nemmeno a conoscenza. Spesso capita che un disco acquistato per un determinato campionamento inizi a piacerti sempre di più, fino a diventare qualcosa che ascolti dall’inizio alla fine, più e più volte. È così che abbiamo scoperto gran parte della musica che ci emoziona profondamente.

Siete in grado di offrire set live e DJ set sempre freschi e interessanti. Potete descrivere il diverso approccio tra queste due modalità di esibizione? Quale preferite tra le due?
Matthias: Per noi, sono due esperienze completamente diverse, ed entrambe sono divertenti e stimolanti a modo loro. Suonare dal vivo significa eseguire la nostra musica, il che richiede preparazione e prove prima ancora di iniziare. DJing, invece, significa suonare dischi che amiamo, creando un viaggio musicale che dipende dalla reazione del pubblico in un determinato momento e luogo. Ovviamente, anche questo richiede molta pratica (ride n.d.r)
Nelle vostre produzioni si nota una particolare attenzione alla qualità del campionamento. Come scegliete gli elementi perfetti per le vostre tracce? Dove trovate l’ispirazione per il vostro lavoro in studio?
Hauke: Per noi, il campionamento è uno strumento fondamentale nella scrittura della musica. Anche quando registriamo strumenti o sintetizzatori, spesso trattiamo quei suoni come se fossero campioni. Per quanto riguarda il controllo qualità, ci affidiamo all’istinto, se non riusciamo a smettere di muovere la testa a ritmo su un loop, di solito è un buon segno! Voglio sottolineare che avere un approccio basato sui campionamenti non significa prendere scorciatoie. Si può portare questa tecnica molto lontano, e ci sono molti artisti di talento che ci ispirano costantemente a migliorare il nostro modo di lavorare.

Qual è la vostra opinione sulla scena musicale nel 2025? Avete assistito a molte evoluzioni negli ultimi anni: sono state tutte positive o c’è qualcosa che non si sposa con la vostra idea di club culture?
Matthias: La scena… Hmm. Trovo difficile definirla con precisione, onestamente, soprattutto perché l’industria ha abusato di questo termine al punto da renderlo quasi privo di significato. Siamo fortunati ad aver incontrato, e continuare a incontrare, musicisti straordinari e persone incredibili. Più che parlare di “scena”, preferisco definire il nostro ambiente una bolla musicale e sociale. Certo, ci sono molte cose che non si allineano con la nostra idea di club culture, ma non ha senso soffermarsi troppo su questo. Preferiamo concentrarci su ciò che ci fa sentire bene e frequentare luoghi dove ci sentiamo a nostro agio e ispirati.
“Personalmente, trovo preoccupante l’ascesa del fascismo e il potere crescente dei super-ricchi. Dobbiamo redistribuire potere e ricchezza per rendere questo mondo un posto migliore. Mi piace vedere la club culture prendere posizione su questi temi”
Ci sono elementi della politica attuale che non vi piacciono o che ritenete pericolosi per il mondo della club culture e della musica elettronica in generale?
Hauke: Personalmente, trovo preoccupante l’ascesa del fascismo e il potere crescente dei super-ricchi. Dobbiamo redistribuire potere e ricchezza per rendere questo mondo un posto migliore. Mi piace vedere la club culture prendere posizione su questi temi, piuttosto che limitarsi ad essere un’industria come tante altre.
Last but not least: potete darci qualche anticipazione sui vostri progetti futuri?
Matthias: Certo! Abbiamo in arrivo un progetto che includerà nuova musica originale, oltre a diversi brani realizzati insieme a musicisti che sono diventati cari amici negli ultimi anni, come Nebraska, Viken Arman ed Eo del progetto Moniker. Incontrarsi, improvvisare e registrare insieme è una delle cose che amiamo di più fare, e sicuramente si sentirà in questo nuovo disco. Si chiama SIDEQUESTS, verrà pubblicato su Delusions Of Grandeur e non vediamo l’ora di condividerlo con tutti voi!
13.03.2025