Foto: @facebook.com/visitdubai.ITA/
Calcoli alla mano, e meno cuore in mano, con quello che sta diventando il mercato del turismo del divertimentificio, anche notturno: Dubai potrebbe essere una definitiva alternativa a Ibiza. Perché se la nuova Ibiza diventa sempre più una Dubai, o comunque un luogo per ricchi, è vero anche che c’è una Dubai per tutte le tasche e comunque aperta e pronta ad aprirsi a nuovi target, con festival di musica elettronica, discoteche e qualche occhio chiuso sulle regole ferree locali.
L’intrattenimento notturno sta vivendo una rinascita globale, trainata da dati economici inequivocabili e da un cambiamento generazionale che ridefinisce priorità e destinazioni. Se l’Italia, con un +20,4% di spettacoli nelle discoteche e 34 milioni di spettatori nel 2023 (dati SIAE), dimostra una ripresa vigorosa, il vero terremoto culturale si sta consumando altrove: nel confronto tra Ibiza, storicamente regina della nightlife, e Dubai, l’emergente divertimentificio globale che sfida ogni cliché. Si stanno sviluppando anche gruppi di pr e di dj (come Tom Noize del Nikki Beach) in loco, come questo e come prevedibile dopo l’IMS e l’Untold in salsa emiratina.

Simbolo di libertà e controcultura dagli anni ’70, Ibiza incarna sempre più un paradosso. La sua trasformazione in meta per super ricchi, con vip yacht party, biglietti a quattro cifre e villaggi esclusivi, l’ha resa sempre più simile a Dubai. Ma mentre l’isola spagnola rischia di alienare il pubblico giovane e middle-class, l’emirato arabo sta giocando una carta opposta: diversificare.
Se il Five Luxe Hotel e il Playa Pacha rappresentano il volto glamour della nuova Dubai, la città punta a catturare target trasversali e vuole alzare a suon di petrodollari l’asticella. Festival elettronici come il Dubai Electro Swing, club come il Soho Garden e partnership con brand internazionali (vedasi l’accordo con il Cirque du Soleil) mostrano una strategia chiara: quella di offrire un ventaglio di esperienze, dai mega-eventi VIP a serate più accessibili.

I numeri parlano chiarissimo, anche se non piacciono ai romantici: nel 2023, Dubai ha accolto 17,15 milioni di turisti (+19% sul 2022), molti attratti dalla scena nightlife in espansione, e nel 2024 ha fatto molto meglio. Se il costo della vita rimane elevato, pacchetti all-inclusive (per amanti dell’overturism), happy hour da moderati o festival a prezzi per tutte le tasche (biglietti da 50 a 500 euro) stanno creando un paradosso: una Dubai per tutte le tasche, come una Ibiza o Mykonos qualunque di fine anni ’90.

Dietro l’immagine di città iper controllata, la Dubai dalle mille telecamere, iper sorvegliata e mai svogliata, sta adottando un approccio pragmatico. Le leggi sugli alcolici (vendita consentita in hotel e locali autorizzati) e una vigilanza onnipresente ma discreta nei contesti turistici permettono una libertà quasi inattesa. Non è un caso che artisti internazionali, da Calvin Harris a Martin Garrix, scelgano l’emirato per residenze esclusive, mentre giovani promoter europei testano format ibridi, come i beach party di fine settimana.
È a Dubai che si osserva il laboratorio più audace: qui musica, tecnologia e hospitality si fondono in esperienze ibride (dai concerti subacquei alle cene con ologrammi), anticipando trend globali. Le destinazioni di sole, spiaggia e vita notturna sono state molto richieste dagli italiani. Ibiza e Malta occupano rispettivamente il quinto e settimo posto tra le preferenze dei turisti, mentre Tenerife è al tredicesimo secondo una ricerca di Parclick.it. Tra le destinazioni a lungo raggio? Tra le più cercate dell’anno sono state New York al 9° posto. Dubai? Al 16°.
11.03.2025