• VENERDì 19 APRILE 2024
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Tech in the Studio with: Chris Liebing, nuovo album, grandi speranze e spunti tecnici

Il produttore e discografico dell’intero lavoro, Daniel Miller, boss della Mute e guida spirituale dei Depeche Mode, supervisiona e segue come un’ombra i passi del dj tedesco nel suo cammino musicale

Il nuovo album di Chris Liebing su etichetta Mute è elettronica pura che ribolle di stile ammiccando alle melodie pop. Si intitola ‘Another Day’ e vede il dj tedesco collaborare ancora una volta con un eclettico stuolo di artisti. Da Miles Cooper Seaton, in una delle sue ultime esibizioni dopo la sua prematura scomparsa all’inizio del 2021, a Polly Scattergood. Il graffio d’autore è di Ralf Hildenbeutel, Ladan aka Cold Specks, Tom Adams e Maria Uzor (Sink Ya Teeth).

“Con questo nuovo album volevo tirare fuori da me stesso più estro possibile”, ha detto Liebing. Dopo trent’anni di lavoro nei club tramite una techno pompata e riconoscibile, il dj e produttore torna sotto i riflettori per un lavoro da solista, quasi un “esercizio di intuizione e spontaneità”, come dice lui stesso, che consente alla sua esperienza musicale di convogliare un intenso flusso creativo. Liebing crede fermamente nel fato. “Se sai cosa stai facendo, puoi lasciare che tutto prenda il
sopravvento”
.

Il contributo del produttore e discografico del lavoro, Daniel Miller, boss della Mute, nonché faro del lungo cammino dei Depeche Mode, “è stato semplicemente incredibile, ha portato di persona nel nostro studio la configurazione dei suoi synth modulari aggiungendo un tocco analogico unico alla produzione”. E da questo punto parte la nostra intervista.

 

 

Dove sono state prodotte la maggior parte delle tracce dell’album?
Nello studio di Ralf (Hildenbeutel) a Francoforte. Volevamo sfruttare la sua straordinaria attrezzatura e la configurazione di alcuni suoi sintetizzatori analogici. Il flusso di lavoro nel suo studio è stato curato su misura per la produzione di questo album. Di solito entravo in studio con un groove di percussioni e delle strutture di pattern di batteria che venivano poi riempite in tempo reale nel corso della giornata utilizzando vari sintetizzatori, come l’ARP Odyssey, il Korg MS2000S e altri Korg, Moog, Roland e Sequential Prophets.

Una volta poste le basi, come è avvenuta l’elaborazione e il missaggio delle tracce?
Tutto è partito a livello strumentale. Le canzoni sono state completate in un secondo momento in vari studi, compreso il mio. Poi sono stati contattati i cantanti, e quando abbiamo avuto tutte le parti assemblate è toccato al mix finale, fatto online in tre diversi studi contemporaneamente, curato da Ralf, Daniel Miller e da me tramite un collegamento online apposito e con Zoom. Dalla produzione della prima traccia fino alla masterizzazione dell’ultima traccia, il tempo di produzione è durato circa due anni.

Il piccolo home studio allestito in questi mesi da Chris Liebing in casa

Come sono nate le tracce dell’album?
Ralf e io siamo in realtà due produttori molto efficienti. Le idee sono state messe insieme abbastanza rapidamente. Non ci sono state lunghe discussioni o periodi di ricerca dei suoni: tutto si è sviluppato in modo abbastanza facile e semplice. Direi che gli elementi base di ogni traccia hanno richiesto solo un giorno di studio per essere finalizzati. Le primissime versioni fatte in un solo giorno erano già l’80% della versione strumentale finale. Quando i cantanti hanno inviato il loro contributo, sono state apportate alcune modifiche agli arrangiamenti e al suono per la finalizzazione. Il processo è durato complessivamente più di due anni, come ho detto, tuttavia il tempo effettivo in cui abbiamo lavorato sulle singole tracce è stato molto meno.

Come hai trascorso gli ultimi anni? Cosa hai fatto in termini di creatività e di produzione musicale?
Quando sei costantemente in tournée come dj, soprattutto prima della pandemia, cerchi di usare ogni momento libero per afferrare idee e trasformarle in loop poi tracce. Durante la pandemia e il lockdown c’è stato il tempo necessario per riorganizzare il mio flusso di lavoro in studio. Ho costruito un nuovo piccolo home studio in casa, per il quale mi sono limitato all’uso di un certo numero di macchine; così, invece di lavorare nello studio grande, principale, ho lavorato a casa in modo molto più proficuo.

La tua creatività di solito da dove nasce?
Da tutto ciò che faccio e che magari non ha attinenza con la produzione. Questo perlomeno è il mio caso. Quando sono impegnato in intense tournée le idee vengono durante il fine settimana. Da cosa ho visto, da cosa stavo suonando e da cosa pensavo di dover suonare. Quindi, certe idee in testa durante la settimana si trasformano in tracce, loop o altro. Durante la pandemia, la creatività veniva dalla natura e dall’essere semplicemente in un ambiente pacifico. Quindi penso che qualsiasi cosa possa essere una fonte di creatività se vissuta e incanalata nel modo giusto.

 

‘Another Day’ è più un album electro e meno techno da club. Perché hai deciso di seguire questa strada?
Non l’ho deciso a tavolino. Effettivamente, avevo la sensazione di voler fare più musica elettronica d’ascolto e che potesse essere remixata in chiave club. Sono cresciuto con molti album degli anni ’80 dove il punto era ascoltare questi dall’inizio alla fine per compiere un intero viaggio o un’intera esperienza. Ho solo seguito il mio istinto, volevo fare qualcosa del genere indipendentemente dal risultato. Con Ralf ho trovato il collaboratore perfetto, che mi ha aiutato a creare ciò a cui stavo pensando e mi ha persino ispirato e spinto a fare di più.

Quindi è stato un andare avanti e indietro con lui in studio?
Entrambi abbiamo ugualmente sviluppato idee senza limitarci alla condizione che dovessero funzionare su una pista. Alla fine doveva essere solo una bella esperienza in fatto di ascolto. Essenzialmente è simile a quello che faccio come dj: accompagnare le persone in un percorso sonoro. Ma con un album come questo ho cercato di non lasciarle in piedi con un bicchiere e le ho messe comode sedute su un divano, magari supportate da un buon impianto di alta fedeltà.

I produttori di musica elettronica sono da tempo in prima linea come leader della produzione musicale moderna.
Hanno contribuito, specialmente dal punto di vista della produzione di musica digitale, ad aprire un terreno, che ora è stato adattato a qualsiasi tipo di produzione musicale e di genere. Penso che una piccolissima percentuale della musica sia prodotta in maniera del tutto old skool, con solo alcuni strumenti e un registratore. I produttori di musica elettronica hanno sempre utilizzato tutte le tecnologie più recenti a loro disposizione e quindi hanno effettivamente cambiato il modo in cui la musica viene prodotta attualmente, quindi non solo sul versante elettronico. I produttori di musica elettronica sono degli inventori d’arte moderna, in fatto di produzione musicale.

 

 

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Riccardo Sada
Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.