Affrontando il discorso legato al diffondersi del Dolby Atmos, molti si stanno riorganizzando. Ma che cos’è il Dolby Atmos? È una nuova tecnologia audio che rende “tridimensionale” il suono attraverso una concezione nuova, in cui un suono è un “oggetto sonoro” che può essere posizionato all’intenro di una ideale stanza, e di conseguenza, verrà percepito come tale a seconda del mix e del trattamento che gli viene riservato. Ok, ma in pratica? Ce lo spiegano gli esperti.
Parte subito TeetoLeevio, già protagonista recente del nostro super speciale sul mastering. “Pur avendo già progettato e realizzato per alcuni clienti 3-4 regie con standard Dolby Atmos 7.1.2, e ne ho da fare altre, esattamente nello standard prescritto Dolby (anche con satelliti piccoli e non costosissimi), e oggi non ho a disposizione una regia multicanale appropriata. Quindi al limite mixo in stereo e mando stem. Non ho ancora messo a punto nel mio sistema una matrice adatta per convertire lo stereo mix in multicanale Atmos”.
Ne vale la pena? “È tutto da vedere. Anche perché ormai mixo pochissima musica, e zero in Italia. Quindi stiamo a vedere se l’hype Atmos si consolida o rimane una bolla di sapone”. Luca Pretolesi approfondisce così: “Dolby Atmos in realtà è una traduzione differente del mix stereo approvato. Il discorso mastering passa in secondo piano con Dolby Atmos: uno, perché è multi channel e ci sono regole molto precise sui volumi (-18 lufs), quindi il discorso di mastering riguarda più il tono e i livelli e molto meno vicino alle dinamiche”.
Si lavora sulla headroom. “Noi stiamo approcciando in modo personale a Dolby Atmos: dopo l’approvazione del mix e mastering stereo, ne facciamo una versione Dolby Atmos che rispetta i tonal balance dei livelli e sfrutta le possibilità di Atmos nei piazzamenti”. Walter Mangione è entusiasta: “Nel mio studio ho già masterizzato con tale tecnologia rimanendo sempre nel campo dell’ascolto bineurale. Qui ci sarà da divertirsi molto ed è un altro modo concepire la musica come la conosciamo oggi”.
“Il sistema Dolby Atmos è un formato immersivo nato per il cinema e sta facendosi strada anche nel settore musicale nonché nell’home theater (la maggior parte dei dispositivi di ultima generazione riescono a decodificare questo formato)”, dice Camillo Corona, che preferisce pertanto affidarsi a uno studio di mastering certificato Dolby Atmos. “Mixando il brano in studio in ambisonico poi porto in esterna la sessione in modo da avere un risultato finale ottimale e ottimizzato”.
Mentre Alex Picciafuochi familiarizza con il nuovo formato solo “tramite ascolti virtuali, cioè con plugin di simulazione multi-sorgente e cuffie di buona qualità”, quello del Dolby Atmos per molti non è ancora un servizio da poter offrire. Tuttavia, sta ravvivato l’interesse del pubblico e degli addetti ai lavori. “E questo è positivo. Serviva un po’ di aria fresca per distogliere l’attenzione dal grigiore degli ultimi due anni”. L’ultima parola è di Rexanthony: “Nella maggior parte dei casi, come nel mio, in studio lavoriamo su produzioni destinate al mondo della tendenza e del clubbing. Per cui al momento valutare la tecnica del Dolby Atmos è prematuro”.
29.03.2022