• SABATO 27 LUGLIO 2024
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10 drum machine che hanno cambiato la storia della musica

Ci sono incredibili storie e tanti appassionati dietro le batterie elettroniche che hanno rivoluzionato la produzione musicale. Vediamo quali

L’automazione ha preso il posto dei batteristi ormai da oltre quarant’anni, nella produzione musicale, e hanno reso ben riconoscibili tutti quegli stili della dance e dell’elettronica che fanno a meno delle percussioni tradizionali. La tecnologia ha ormai avuto il sopravvento con i software e le relative emulazioni, bisogna tuttavia essere coscienti che sono gli hardware vintage, sin dall’inizio degli anni Ottanta, ad aver rimesso in discussione le ritmiche e i suoni stessi delle produzioni.

L’ideazione, la progettazione e la diffusione di numerose drum muchine non solo ha generato un’infinita sequenza di generi musicali ma anche dato spazio alla creatività dei dj e di coloro che si cimentano negli studi di registrazione, senza contare poi i collezionisti (come Moby, di cui si vede una parte della sua raccolta nell’immagine di apertura) che ancora oggi si tengono stretti i modelli più rari. Nel contempo, abbiamo selezionato 10 macchine storiche ed emblematiche prendendo spunto anche da degli evergreen musicali.

 

1. Linn Electronics LinnDrum
Rispetto alla Linn LM-1, del 1980, le macchine realizzate precedentemente utilizzavano semplici circuiti di sintetizzatore per ricreare, ovvero emulare grossolanamente, suoni di batteria reali. All’inizio molto volevano che le drum machine suonassero il più possibile come delle batterie vere. Poi c’è stato il cambio di passo. LinnDrum ha fatto da spartiacque. ‘Dare’ degli Human League ne è ancora oggi la testimonianza.

 

2. Roland TR-727
Il beat perfetto tanto amato dalle pop star dei primi anni Ottanta come Erasure e INXS fu sdoganato per innumerevoli brani house nati a Chicago (‘Jack The Groove’ di Raze). La Roland TR-727 è forse la macchina meno conosciuta nella dance ed è un peccato. Ancora oggi può vantare dei bonghi, delle congas, dei timbales e persino dei bells che starebbero bene in qualsiasi produzione. Chiedere reference ai Pet Shop Boys che l’hanno consumata per ‘Always On My Mind’.

 

3. Movement Systems Drum Computer
Il Movement Systems Drum Computer è stato il precursore della Linn perché più semplice, conveniente e dal suono migliore e più potente. Si partiva da una tastiera QWERTY e si apriva un mondo digitalizzato a 8 bit. Ben presto è diventata una sorta di punto fermo negli studi londinesi più fighi nei primi anni Ottanta e appare in molti successi electropop degli anni ’80 di artisti del calibro di Kajagoogoo, Japan e Thompson Twins.

 

4. Oberheim DMX
Arrivato sulla scia dell’LM-1 Linn del 1980, il DMX di Oberheim è stato un pilastro del genere e conta ben 24 suoni registrati digitalmente a 8 bit e ricombinati digitalmente a una risoluzione di 12 bit per produrre un impatto più potente e anche maggiormente realistico. Con i suoi clap che hanno caratterizzato l’hip-hop, conta su una cassa usata a mo’ di rullante in ‘Blue Monday’ dai New Order. I Pet Shop Boys l’hanno usata per ‘West End Girls’ e Madonna per ‘Holiday’ e ‘Into The Groove’.

 

5. Linn 9000
Ancora Roger Linn ma con una macchina con pad sensibili alla pressione e le funzioni shuffle/swing e repeat (per creare pattern apparentemente fuori tempo) e rullanti, linee di charleston e tom che sono diventati un pilastro prima e fulcro dopo dell’MPC di Akai. I mitici e pluripermiati produttori Stock, Aitken, Waterman non solo hanno usato il suo sequencer per arrangiare tutti i loro primi successi ma sfruttato i suoni di batteria per hit come ‘Never Gonna Give You Up’ e ‘Together Forever’ per Rick Astley.

 

6. Roland TR-808
In primo luogo, la precisione del ritmo per la 808. Seconda cosa, la facilità d’uso. Roland aveva inventato quella che è diventata nota come la funzione di registrazione TR, ancora presente su gran parte dell’hardware di punta della casa giapponese. I migliori charleston? La 808. I migliori tom? La 808. Il miglior cow-bell? La 808. Usata per ‘Sexual Healing’ di Marvin Gaye, ‘Lose Control’ di Missy Elliot, ‘Heartless’ di Kanye West e ‘Just Be Good To Me’ di The SOS Band, è semplicemente un mito.

 

7. Roland TR-909
Di nuovo Roland ma con lo step successivo della 808. La cassa che usiamo ancora oggi per la techno, la dance o la house, compressa, campionata o stravolta, arriva da qui. Questa è l’astronave madre che spara fuori missili detonanti nel mondo della produzione legata alla musica elettronica. E non solo casse ma anche hi-hat e tanto altro. Così la 909 è diventata il punto di riferimento per una nuova generazione di produttori che spuntavano dalle periferie di Chicago e Detroit. E il resto è storia e classici come ‘Big Fun’ degli Inner City, ‘Love Can’t Turn Around’ di Farley Jackmaster Funk e ‘U Used To Hold Me’ di Ralphi Rosario.

 

8. E-MU SP-12
L’SP-12 era molto più di un sostituto del Drumulator (un semplice clone Linn), durante la sua uscita. Oltre a 24 suoni di batteria campionati digitalmente, offriva un campionamento a 12 bit in stile E-II e altri otto suoni. Integrato in un beatbox, questo modello di E-MU è diventato il punto di riferimento per i beatmaker all’avanguardia. La matrice di ‘Planet Rock’ di Afrika Bambaataa arriva da qui, così come molti successi dei Run DMC, di Ice Cube, dei Beastie Boys e di molti altri della scena rap del tempo.

 

9. Korg KR-55
Prima dell’808, chiunque volesse usare la batteria elettronica doveva fare come i Kraftwerk, quindi costruirsela e suonarsela, oppure diventare un po’ un creativo con le macchine preimpostate all’epoca. È esattamente ciò che tutti fecero con la KR -55, compresi i Depeche Mode che per ‘Speak and Spell’ quasi ne abusarono. Il trucco più usato ai tempi? Sfruttare il mixer integrato e andare giù pesantemente di trigger. Amata da Jean Michelle Jarre, che la usò per ‘Magnetic Fields’, a distanza di anni è usata per brani chill e downtempo. Gli Air confermano.

 

10. Akai MPC60
Se l’SP-12 e l’SP-1200 hanno dato il via alla fiammata del big bang del campionamento nell’hip-hop, l’MPC ha versato carburante sul settore. Di fronte all’assalto e alla proliferazione di software per computer a prezzi accessibili, era difficile intravedere un futuro per questo hardware. Tuttavia, prima il rap, poi l’R&B e l’hip-hop e infine la trap lo hanno riportato in auge. Da DJ Dilla a Dr Dre, da Warren G a tantissimi altri, è un fiorire costante di nomi che utilizzano questa macchina un po’ per moda e un po’ per esigenza.

 

 

 

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Riccardo Sada
Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.