• VENERDì 26 APRILE 2024
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In the studio with: Maxx Monopoli oltre ogni…. limiter

Studi di alto livello concepiti per fornire le risorse necessarie ad esplorare tutte le aree della produzione musicale: design grafico, videomaking, la post-produzione e l’animazione 3D. È il mondo di SonicFab

Tutto è iniziato negli anni ’90, quando The Stunned Guys hanno portato il suono made in Italy ai vertici della scena hardcore internazionale. Dopo molti tentativi di collaborazione con le case discografiche italiane, nel 1995 nasce Traxtorm Records, la prima label italiana specializzata in hardcore, e nel 2000 la music company Sonic Solution. Nel 2009, dopo oltre 16 anni di attività, Giangy lascia Sonic Solution per intraprendere nuove strade. Quindi da 10 anni Maxx Monopoli porta avanti il progetto da solo. Nel corso degli anni ha attivamente seguito la produzione di innumerevoli progetti, in particolare nei generi hard dance, dedicando sempre più tempo e risorse alla produzione di nuovi artisti, al mixing ed al mastering.

“Diamo agli artisti un ecosistema creativo in una struttura all’avanguardia, gestita da produttori di talento e attrezzature di alto livello: il risultato non può essere altro che… il successo”. Nata su esigenze di Sonic Solution Entertainment, SonicFab è una struttura di produzione musicale, audio e video unica nel suo genere, con sede in Pioltello, alle porte di Milano e che abbiamo visitato. È stata concepita, costruita e calibrata per soddisfare la sempre crescente domanda di produzioni di altissima qualità nel mercato musicale internazionale.

 

A fare da cicerone, il suo mentore Maxx Monopoli, noto appunto come The Stunned Guys, 47 anni. Che per la tesina del diploma costruì un campionatore. Spiazzando tutti i docenti. Sonic Solution Entertainment è figlia dell’espansione dei risultati in campo discografico e in quello live ed è sempre stata end to end.

SonicFab è una naturale costola di Sonic Solution?
SonicFab è un centro di produzione trasversale a livello artistico, ovviamente vicino all’universo sonoro della hard dance. Dopo 25 anni di produzione e 10 anni di social media, abbiamo capito che avremmo dovuto ottimizzare il nostro processo creativo e produttivo con un nuovo ambiente al passo con le nuove necessità di integrare gli strumenti di produzione musicale con mezzi di produzione audio-video. Così abbiamo deciso di ripensare spazi, tempi ed attività per una struttura specializzata in produzione audio e video, snella e autosufficiente. Ed è nata SonicFab.

La vostra forza è nella storicità e nella credibilità nel mondo della hard dance. Raramente avete diversificato. Avete investito in quelli che sono i vostri più celebri marchi?
Il progetto Hardcore Italia (nato nel 2008 come programma radio su m2o) ha più di 240mila fan, poi ci sono i seguaci di Traxtorm, label emblema di un suono, di un’epoca, di un mondo a sé. Per diverso tempo abbiamo messo la nostra esperienza al servizio di chi voleva seguire il nostro cammino: ne è emerso un insegnamento involontario, una agorà, un hub non progettato a tavolino ma creatosi in modo naturale.

Una tribù che balla, la vostra, in piena deflagrazione, pronta a invaderci pacificamente.
Abbiamo pensato di allargare la cosa e di mandare in diretta video i nostri studi: pensiamo che ne verrà fuori una specie di Sims della hard dance. Faremo anche delle masterclass. Perché ci sono tanti giovani che vogliono apprendere, approfondire e utilizzare le nostre tecniche. Okay, qui in Italia, geograficamente, sei fuori dal circuito, ma la passione e le nuove tecnologie ti permettono di ampliare gli orizzonti. La passione di creare un suono hard è ormai contagiosa, ovunque e comunque. Nel mondo c’è interesse verso il suono hard in Russia, Svezia, Australia, Giappone, Stati Uniti.

 

 

Ma come si sfruttano le esperienze della hardcore e si veicola nella produzione complessiva, generale, di un pezzo che non appartiene al genere?
Ti garantisco che 25 anni di lavoro in studio cercando di far suonare bene dei suoni distorti ti permettono di affrontare gli altri generi con relativa tranquillità. E poi si osa, si prova. Prendiamo la cassa distorta, o la cassa in chiave: la big room in fase di stanca ne ha fatto il suo marchio di fabbrica. È il contagio delle idee. E poi prendiamo anche in considerazione il beat, la sua velocità: le cose pop a 80 bpm ad esempio si prestano a essere remixate e suonate a 160 bpm. Bastano piccoli accorgimenti. Certo, oggi devi farti sentire, devi picchiare più di quello che ha suonato prima di te, ma… senza offendere. Mi spiego meglio: la hardcore sta alla dance come il rugby sta allo sport. Non è un genere musicale, è un modo di affrontare i progetti, di affrontare la vita.

In molti festival, spesso nel nord Europa, si solennizza la fine di un evento suonando un brano hardcore. Perché?
Per molti motivi: è una dichiarazione di festa, di follia. Ed è anche un fattore culturale, quello di riservare ai presenti un momento in cui c’è un richiamo a un sound che definirei “popolare”. Spesso gli elevati bpm sono legate alla giovane età o, almeno, nel sud Europa è così. Nei paesi del Sud Europa si vive la scena hard dance come momento di ribellione. Nel Nord Europa è andare semplicemente a ballare, nient’altro. Noi siamo riusciti a prendere l’essenza di entrambi questi modi di vivere la scena e tirarne fuori un buon cocktail.

 

I giovani produttori sono ancora smaniosi di apprendere l’arte del mixing e del mastering? Hardware e software appartengono a un gap generazionale?
La leggenda narrava che Skrillex facesse i pezzi con un laptop e tutti a esaltarsi per la cosa; poi l’abbiamo visto all’opera in immensi studi di registrazione chino su una consolle SSL. Sicuramente la fase creativa è stata enormemente facilitata dalle nuove DAW e da ottimi plug in, ma credo che la chiave sia l’ottimizzazione dell’integrazione tra software e hardware.

E la distorsione? Qui al SonicFab si gioca in casa su questo tema.
La mia esperienza nel “gestire le distorsioni” si sta rivelando utilissima anche quando lavoro su generi diversi dalla hardcore. Ci sono hardware e plug in che oggi fanno miracoli. Ma, come sempre, tutto dipende dall’orecchio e dalla mano di chi li usa.

Di conseguenza, tu su che base hai creato il tuo set up?
Il mio odierno set up è l’esito di un percorso che dura da quasi 30 anni, e che ovviamente non arriva mai al termine: il mio miglior set up sarà l’ultimo che avrò. Attualmente ho puntato sul Matrix della Solid State Logic, perfetto per la produzione ibrida, offre vantaggi infiniti a livello di suono, di workflow, del sommatore SSL SuperAnalogue e, integrando perfettamente l’hardware analogico in un ambiente di produzione digitale tramite la app SSL Matrix Remote, rende il processo produttivo completamente flessibile e integrato. Ovviamente per fare dialogare hardware e software c’è bisogno di una DAW provvista di molti convertitori AD/DA.


Quando, quanto e come sono cambiate le tecniche?

Tutto è successo in modo estremamente organico e spontaneo, anche se devo ammettere che bisogna essere un po’ nerd per fare questo lavoro. I passi in avanti sono molto legati sia alle nuove soluzioni hardware/software, sia all’evoluzione del mio ascolto critico. Donato Masci ha progettato l’acustica dello studio intorno alle incredibili casse monitor Genelec 1234A, e il risultato acustico è impressionante, oltre le mie aspettative: parla e “suona” da sé.

Noti differenze di qualità tra le varie DAW?
Logic, ProTools e Ableton Live hanno delle caratteristiche diverse, io le uso tutte e 3 a seconda del tipo di lavoro da fare. ProTools è una DAW integralista, e forse proprio per questo è così utilizzata da moltissimi mixing e mastering engineer: non ti permette nemmeno di modificare gli shortcuts, ha un approccio molto rigido. Per produrre, personalmente preferisco Logic, che uso dal 1995…

Come vedi la produzione negli anni a venire? Cosa hai in testa?
Credo che la produzione si baserà sempre di più sulla collaborazione tra vari soggetti: per ottenere un risultato di alto livello è sempre più necessario unire talenti, mezzi, skills e know how in una sorta di network di cervelli e risorse. Tra le varie idee che ho in testa, quella più pionieristica è sicuramente un servizio di remote mixing, una sorta di TeamViewer multicanale audio attraverso il quale lavorare, seduto nel mio studio, con i miei ascolti, su una session di un producer in qualsiasi parte del mondo.

Quali sono secondo te gli artisti da tenere sott’occhio, proprio per il sound design e l’originalità?
Nel roster di Hardcore Italia, sicuramente Art of Fighters, in perenne ricerca del suono che non c’è ancora; The Melodyst, lesti nelle esplorazioni e coraggiosi nelle sperimentazioni ed Andy The Core, che a breve si affermerà tra i top 10 della scena internazionale.

 

Dell’intelligenza artificiale cosa pensi?
L’IA può aiutare a gestire problemi tecnici velocemente. Oltrepassando il limite, penso invece che si possa andare in una direzione sbagliata: la creatività umana non può essere surrogata da un algoritmo, moltissime creazioni artistiche sono nate da errori o azioni involontarie ed imprevedibili dell’artista. Un algoritmo, per definizione, non è imprevedibile.

Non avresti voglia di produrre un tuo singolo?
Nel 2019 il progetto The Stunned Guys compirà 25 anni. Sto riflettendo sul modo migliore per celebrare questo momento e al tempo stesso condividere questa mia avventura con il pubblico.

Siamo ancora relegati ai bpm?
Dipende dai contesti. Nelle pause, nei breakdown, puoi sempre dire la tua, poi è solo una questione di beat coerente col genere che si propone.

Quanto si fa sound design, oggi?
Noi, come gruppo di produttori, ne facciamo tanto. Abbiamo voglia di differenziarci, e ci piace sperimentare.

Sempre più artisti stanno abbandonando la pratica della loudness war. Si tratta di una buona notizia?
Si tratta di un’ottima notizia. Con la fine della loudness war, c’è sempre meno bisogno di sacrificare la qualità a favore del valore RMS, e quindi si nota sempre di più la differenza tra un brano che suona bene e uno che suona meno bene. Oramai tutte le più importanti piattaforme di streaming hanno “normalizzato” il livello d’ascolto, la gara agli RMS più alti non ha più senso.

Quanto è ancora necessario utilizzare macchine analogiche per il mastering? Si può fare tutto in digitale, oggi?
Generalmente il mio approccio è sempre ibrido hw/sw ma di solito, per equalizzare o comprimere, provo prima con l’hardware: mi soddisfa di più e riesco ad ottenere il risultato desiderato più velocemente. Sicuramente è possibile fare degli ottimi lavori anche in the box, ma io, per formazione, esperienza e gusto, di solito vado in & out the box.

 

Nello Studio A
Lo Studio A di SonicFab è un piccolo capolavoro di acustica ed estetica. Il progetto è stato curato da Donato Masci (Studio Sound Service), uno dei migliori acustic designers in Europa, che ha progettato lo studio intorno alle fantastiche Genelec 1234A per una qualità acustica eccezionale, che raramente può essere riscontrata nei classici studi di produzione dance. Il cuore dello studio è il potente SSL Matrix, la miglior soluzione per gestire uno studio ibrido, in modo da integrare il moderno workflow di produzione digitale con l’outboard di più alta gamma, per una qualità senza compromessi. Attività principali: mixing, mastering, produzione, audio per video, registrazioni vocali.

 


Equipment List
Mixer SSL Matrix con automazione SSL Delta Control
Pro Tools HDX
AVID I/O 24×24 AD/DA
Antelope Pure2 Mastering AD/DA Converter
Outboard
RJR Custom MixBuss Comp/Eq
Rupert Neve Portico II MBP
Manley Massive Passive Mastering EQ
API 5500
Avalon VT 747sp
UBK FatSo
SPL Tube Vitalizer MKII
Thermionic Culture The Rooster
Aphex Aural Exciter Mod. 204
Neve 1073DPA
Empirical Labs EL8 X Distressor
Tube-Tech MEC 1A
Dbx 166XL
Lexicon PCM 70
Audioscope 2813
Monitors And Cues
Genelec 1234A SAM + Sub 7380A SAM
Yamaha NS-10M + Bryston 3B-ST
Audeze LCD-3
Sony, Sennheiser, AKG headphones
Software
ProTools Ultimate
Logic Pro X
Ableton Live
WaveLab
Antares Auto Tune
NI Komplete
Waves Platinum
SoundToys 5
Brainworks
T-Racks 5
Noveltech
Melda Productions
Xfer Serum
VocAlign
Cableguys Bundle
D16 Devastor 2
FabFilter Saturn
DMG Audio Equality
DMG Audio Equilibrium
reFX Nexus 2
Synths & keys
Korg MS-20
Roland Juno-2
Roland JP-8080
Roland TR-909
Waldorf Blofeld
Nektar Panorama P6
Microfoni
Neumann U87
Peluso P248
Rode NT2
Shure SM58
Registratori
Tascam DAT DA-45HR
Tape Deck Technics RS-TR474

 

Nello Studio B
Questo spazio nasce per la produzione ed il sound design. L’acustica è stata curata da Maxx Monopoli, con l’obiettivo di una stanza bilanciata e fedele alla realtà, rendendo così lo Studio B perfetto per il mix e l’edit, sia nell’ambito audio che video, un ambiente perfetto dove potersi concentrare unicamente sul lato artistico del progetto. Il produttore e sound engineer dello studio B è Cristian Nardelli, ventennale esperienza di produzione hard dance. Il cuore dello studio è il cablaggio analogico attraverso un SSL XDesk, che permette la piena integrazione tra digitale e analogico e favorendo la sperimentazione sonora e la creazione di un’ampia gamma di paesaggi sonori e suoni innovativi. Attività principali: produzione, mixing, sound design e musica per video.

 

Equipment List
Mixer SSL X-Desk SuperAnalogue
Apogee Rosetta 800 AD/DA
Universal Audio Apollo
Outboard
Empirical Labs Distressor
TLA Ebony A3
Focusrite Tone Factory
DBX 166XL
DBX 223XS
Eurorack modular system
TipTop Audio Z3000
Analogue Solution BD99
Analogue Solution SY02
Blue Lantern Asteroid Operator
Plague Bearer PB-1E
Doepfer A-143/A-125/A-181/A-190
Synths & keys
Access Virus C
Roland JP-8080
Roland TR-08
Waldorf Blofeld
M-Audio Oxygen49
Analisi
Audioscope 2813
Hameg HM303-6
Monitors and cues
Adam S2x
Adam Sub8
AKG K701
Recorders & Microphones
Zoom H4n
LOM Elekrosluch 3+
Video
Decimator Design MD-HX
Digidesign USD
Software
Logic Pro X
Ableton Live 9
Renoise
Xfer Serum / Lfotool / OTT
SoundToys 5 Bundle
Valhalla Complete
Sugar Bytes Cyclop / WOW2
Native Instruments Komplete 10
DMG Audio Equality
Audio Damage Kombinat
D16 Devastor
Waldorf D-Pole
Lennar Digital Sylenth1
Waves Musician 2
ReFX Nexus

 

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Riccardo Sada
Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.